Omicidio a Valencia, stop ai funerali di Marcello

Le esequie avrebbero dovuto tenersi oggi, disposti altri accertamenti

La vittima Marcello Cenci

La vittima Marcello Cenci

Ferrara, 15 luglio 2017 - Oggi avrebbe dovuto essere il giorno dell’addio per Marcello Cenci. L’arrivo a Ferrara della salma del giovane strangolato sotto la sua abitazione di Valencia la notte tra l’1 e il 2 luglio era previsto per la mattinata di ieri. Per tutto il giorno, nella parrocchia di Pontelagoscuro c’è stato un andirivieni di amici e conoscenti che chiedevano notizie dei funerali. L’incertezza è regnata sovrana fino a quando, da ambienti vicini alla famiglia, non è arrivata la notizia: tutto rinviato a data da destinarsi. Sulle motivazioni, non si sbilanciano. Anche se, allo stato attuale, è lecito ipotizzare che a bloccare tutto siano state questioni giudiziarie. La più probabile è che la procura di Ferrara, in vista del possibile arrivo del procedimento in città, voglia effettuare l’autopsia sulla salma di Cenci.

Alcuni rilievi sui resti del 32enne di Ponte, in realtà, sono già stati svolti in Spagna. Ma quei risultati potrebbero essere oggetto di schermaglie procedurali una volta che la vicenda giudiziaria riuscirà a prendere il largo. Chi vuole salutare degnamente Marcello, dovrà quindi aspettare. Il prossimo snodo, sarà la decisione della corte di Appello di Genova, presso la quale pende ancora la questione dell’estradizione di Eder Guidarelli Mattioli, 32 anni pure lui, principale sospettato dell’omicidio dell’amico. Finora, dalla sua cella nel carcere di Imperia, Guidarelli ha sempre negato il suo coinvolgimento nel delitto. La prossima settimana i suoi difensori, gli avvocati Eugenio Gallerani e Giacomo Forlani, dovrebbero andare a fargli visita.

Nel frattempo, a Ferrara continua il lavoro degli inquirenti. Ieri mattina, in procura, è stato conferito l’incarico a Claudio Cesaro per la perizia informatica sul tablet e sui cellulari trovati a casa di Guidarelli durante la perquisizione effettuata nei giorni scorsi. Gli inquirenti cercano di capire se dalla memoria dei dispositivi elettronici del 32enne possa emergere qualche dettaglio che provi la premeditazione del gesto. Il tecnico si è preso sessanta giorni di tempo per tentare di aprire una porta sulla vigilia dell’orrore.