«Derubato per sei volte, sono stanco. La situazione è fuori controllo»

Il post di uno studente spopola sul web: «Chiedo più sicurezza e mi danno del fascista»

Ladri in azione (archivio)

Ladri in azione (archivio)

Ferrara, 19 agosto 2016 - «Rammaricato, stanco, deluso e pieno di rabbia». Daniele Botti, 22 anni, studente universitario e responsabile della società di mobile marketing ‘Digital Advertising Ferrara’ inizia così un lungo post pubblicato sulla sua pagina Facebook. Uno sfogo dopo l’ennesimo furto subito dalla sua famiglia che nel giro di poche ore fa il pieno di like e di commenti. Parole dure, di un giovane che decide di gridare lo sconforto di una famiglia normale, stanca di vivere nella morsa della delinquenza. Il sunto del post è scritto a lettere maiuscole. «Non è questa la città che voglio per i miei figli e per la mia famiglia». Un pensiero condiviso da decine e decine di ferraresi che, dal Barco al Giardino passando per via Baluardi, sono quotidianamente alle prese con la micro criminalità. A 48 ore dalla pubblicazione, il post di Botti ha raggiunto 2.300 like e oltre mille condivisioni. La sua riflessione non ha però mancato di creare dibattito in rete. Tra i tanti che hanno fatto proprio il suo pensiero c’è infatti anche chi lo ha stigmatizzato con forza, rispolverando la battaglia di idee (e non solo) che ha come posta in palio la sicurezza della città.

Daniele Botti, uno sfogo da oltre duemila ‘like’ su Facebook. Come le è venuto in mente di scrivere quel post?

«A Ferrara la situazione sta sfuggendo di mano. Io e la mia famiglia siamo stati derubati diverse volte. L’ultima, alcuni giorni fa. Qui l’aria deve cambiare».

Ci racconti la disavventura.

«La notte tra sabato e domenica ricevo un messaggio da mia sorella. Io ero al Lido di Spina. Mi dice che i ladri hanno rotto i vetri e hanno saccheggiato il nostro appartamento, portando via diversi oggetti preziosi».

Cosa ha provato quando ha avuto la notizia?

«Tanta rabbia. Ma la cosa che mi ha infastidito di più è che la situazione è così da anni».

A cosa si riferisce?

«Io vivo al Barco. Basta fare quattro passi dopo l’una di notte e si vede di tutto. Spacciatori, tossici e balordi. È inutile raccontarsela, è un quartiere ‘caldo’».

Cosa non va, secondo lei?

«Mancano controllo ed educazione. Tanti giovani stanno perdendo il senso del limite e delle regole».

Quante volte siete stati derubati?

«In tre anni ci hanno aperto la macchina tre volte, due volte il garage e abbiamo chiuso con la ‘visita’ in casa».

Una persecuzione. Avete paura?

«Le mie sorelle piccole chiedono compagnia di notte perché hanno paura che tornino i ladri. Siamo stanchi».

Nel suo post ha usato parole dure nei confronti dei rom.

«E infatti sono stato definito ‘fascista’ e ‘moralista da Ventennio’».

Invece?

«Invece non credo di essere razzista. Dico solo che non esiste integrazione e politically correct a fronte della delinquenza».

Bene, ma tornando ai rom?

«Il campo nomadi nel quartiere confinante con il mio crea problemi. Inutile nasconderlo».

Non ricorda un po’ la retorica della ‘ruspa’?

«Nessuna ruspa e nessuna molotov. Occorre investire fondi per educare queste persone. E se non vogliono lasciarsi educare, dovranno essere allontanate».

Cosa si aspetta dalle istituzioni ferraresi?

«Vorrei che si investisse di più sull’educazione dei giovani. Li vedo molto allo sbaraglio. E poi, ovviamente, più controlli».

Ha mai pensato di lasciare Ferrara?

«Mai. La nostra città ha un bacino culturale incredibile. È importante restare dove si hanno le radici, anche nei momenti difficili».

Si aspettava che il suo post avesse tanto successo?

«Non me lo aspettavo. Da una parte sono contento di aver raggiunto tante persone. Dall’altra mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca».

Perché?

«Mi ha rattristato il comportamento di tanti commentatori che hanno cercato di difendere la propria bandiera politica a prescindere. Senza capire che la mia era la presa di coscienza di una situazione oggettiva, senza alcun risvolto partitico».

Federico Malavasi