Ferrara, febbre da Spal. Ecco il ‘cappuccino alla Semplici’

Tutta la città sente profumo di Serie A. Ecco i bar, ristoranti e negozi frequentati dagli eroi biancazzurri

Il portiere Gabriele Marchegiani al Bianconiglio

Il portiere Gabriele Marchegiani al Bianconiglio

Ferrara, 22 marzo 2017 – A Semplici piace così. Cosa? La colazione – dice Valentina, barista e vestale al bancone di Chocolat, tempio ferrarese del cappuccio –: brioche alla crema e cappuccino, oppure sandwich e spremuta. «Alterna – spiega Valentina – e, se posso dire la mia, mai visto uomo più elegante». Lo stile Semplici lo stiamo indagando. «Elegante nel senso che sorride, riservato. Non salta mai la fila». Cosa strana? A spasso, allora, con i semidei della Spal che si stanno muovendo sul palco della città con l’aura dei miti e la timidezza di chi è sbattuto sulla scena. O sull’arena.

Gladiatori armati dei sogni propri e di decine di migliaia di persone. Facce, nomi, stipati in quella curva scavata nella carne che è la Ovest ma anche sul web: decine i ferraresi fuori sede che lanciano messaggi nella bottiglia sul profilo Sei della Spal perché la Spal è un po’ Itaca per i concittadini in giro per il mondo. Ma le luci non bastano a spiegare tutto. I fari sparati sul viso oscurano la scenografia. Mitici e quasi normali. Ed è il quasi che rende il tutto magia. Chimica. Il quasi è la porzione di umano. Antenucci and family che fanno colazione al Centro Storico. Lazzari e Mora che fanno vasca in Carlo Mayr e il pubblico del Messisbugo che si apre come le acque del Mar Rosso. Il quasi è quello che succede fuori dalla cattedrale dei sogni, dallo stadio. Il quasi sono i gesti normali di ragazzi normali fuori dal copione d’acciaio dei professionisti del gioco del pallone.

«I genitori di Finotto – così Marco Rossi dell’Antico Café – vengono qui per i cappellacci». La linea che separa la corsa a salire sul carro che tira, dal diritto di partecipare alla narrazione collettiva è sottile e, forse, nemmeno tanto importante da tracciare. Lo disse Shakespeare, no? Nel mondo uomini e donne si muovono come sul palcoscenico. Un po’ palco questa città lo è. E tutti, ora, rivendicano il diritto a un posto nella sceneggiatura di questa stagione. «È un sogno, non ci svegliate» chiede Massimo Milioli dell’omonima enoteca in galleria Matteotti. «Sono ragazzi come noi – commenta Massimiliano Morfeo di Slam Jam, negozio di abbigliamento in pieno centro –. Prendete Mora: quando passa apre la porta anche solo per fare un saluto».

Ragazzi normali ‘costretti’ a scrivere la storia di una città che vive, da mesi, come nell’attimo prima della sbronza. I negozi rivendicano, orgogliosi, l’essere tappa di giocatori e allenatori. A proposito, la ricaduta commerciale della Spal è mai stata calcolata? Intanto i residenti ingrossano il codazzo di un Vicari che esce dalla latteria. «Sono ragazzi d’oro – ci dice Michele Marino del ristorante Bianconiglio –, dovete vedere il clima quando sono tutti assieme». Il clima è anche, appunto, quel quasi. Quella porzione di normalità che rende, appunto, semidei i ragazzi della stagione 2016/2017. Guerrieri armati di sogni a spasso per una città che, da anni, attendeva i suoi mirmidoni. Tutti i quasi della Spal non passano dalla televisione. Lì trovi lì, per strada, ogni giorno. A portata di mano. Tranne, ovviamente, quando gli dei del calcio reclamano il loro tributo di sogni. Tipo domenica, contro il Frosinone.