Omicidio Tartari, il giallo della badante di via Ricciarelli

Uno degli arrestati è suo figlio. Denunciò i rumori sentiti la notte del 9 solo la sera successiva

La badante di via Ricciarelli

La badante di via Ricciarelli

Ferrara – 27 settembre 2015. Tutti e tre erano stati a prendere il caffè, martedì 8 settembre, al civico 185 di via Ricciarelli ad Aguscello. In quell’abitazione lavora Rosy come badante, la madre di Patrik Ruszo, lo slovacco arrestato venerdì sera. E oltre a lui, quel pomeriggio, c’erano pure Constantin Fiti e il 51enne romeno ancora ricercato. Un muro divide la casa dalla villetta di Pier Luigi Tartari al civico 187 e quel caffè sorseggiato con la madre, per la banda altro non ha rappresentato che l’ultimo sopralluogo prima di entrare in azione la notte successiva, quella dell’orrore che ha strappato via per sempre Tartari dalla sua Aguscello.

«NON SO NULLA». Rosy dell’arresto di suo figlio, fino a ieri pomeriggio non sapeva nulla. Continua a chiedere «quanto starà in carcere» e piange. E con tutta probabilità nulla sa di tutta questa storiaccia e di ciò che vigliaccamente ha combinato il diciannovenne. Capelli mori, occhi impauriti, Rosy l’avevamo incontrata giovedì 17. Una voce ci aveva portato da lei perché poteva essere l’ultima ad aver sentito le grida di Tartari prima della scomparsa.

«Non so niente, – spiegò velocemente con uno scarso italiano – quel signore non lo conosco e non lo vedo mai». E aggiunse: «Non ho sentito voci, nè rumore». Per poi congedarsi: «In giro c’è tanta brutta gente, speriamo trovino i responsabili e non sia successo nulla a quell’uomo».

L’ALLARME. Quel pomeriggio di fine estate però le sue parole erano già state messe nero su bianco in un verbale di sommarie informazioni firmato, qualche giorno prima, davanti alla polizia. Facciamo un po’ di ordine. E’ la sera di mercoledì 9 settembre, i tre banditi sono nella casa di Tartari. Trambusto. Il pensionato, probabilmente, è a terra, bloccato, ferito. Rosy sente dei rumori, soprattutto una frase: «Non ho niente». Poi silenzio. Negli attimi successivi là fuori due auto partono in direzione via Padova con Tartari legato e imbavagliato. Cala la notte, trascorre quasi interamente anche il giovedì fino a quando Rosy si confida con una conoscente, le parla del trambusto e di quella strana frase. Quest’ultima, venerdì mattina, riferirà all’amico e al fratello di Tartari, Bruno e Marco. Scatta l’allarme, la porta d’ingresso del civico 187 è forzata, Pier Luigi sparito.

PERLUSTRAZIONI. Oltre all’episodio del caffè, c’è un altra presenza della

banda in via Ricciarelli sempre martedì 8, ma alla sera. L’Alfa Romeo sfreccia con i tre a bordo: sono appena stati ‘pizzicati’ nel tentativo di mettere a segno un furto in un’azienda agricola.

IPOTESI. Ruszo conosceva Pier Luigi Tartari? Questa la domanda che si stanno facendo gli inquirenti. E se il pensionato lo avesse riconosciuto, avesse capito che quello che stava rubando in casa sua era il figlio della badante della porta accanto? Un valido motivo per farlo sparire per sempre evitando così di essere smascherati? E nei giorni di latitanza, tra l’Ungheria e Udine, Ruszo ha contattato la madre? Anche questo l’inchiesta lo chiarirà molto presto.