Tresigallo, parla l'artigiano salvato dal sequestro / FOTO

Il commerciante nel mirino della banda arrestata: "Salvato da angeli in divisa"

La droga sequestrata

La droga sequestrata

Ferrara, 22 marzo 2017 - «Se quei malviventi non mi hanno fatto male sul serio, lo devo solo alla bravura, perseveranza e tempismo dei carabinieri che dopo mesi di indagine, senza che sospettassi nulla, hanno assicurato alla giustizia chi, senza scrupolo alcuno, credo non avrebbe esitato anche a togliermi di mezzo». Queste parole arrivano dalla viva voce del sessantenne artigiano di Tresigallo (che preferisce rimanere anonimo, ndr) che si è ritrovato ad essere protagonista di un diabolico piano ordito da una banda di criminali.

Facce note. Sospira prima di riprendere il discorso. «Conoscevo quegli uomini che da tempo stavano progettando di rapinarmi, picchiarmi, portarmi via chissà quali oggetti preziosi e denaro. Persone – precisa – che venivano al mio laboratorio, con le quali scambiavo anche quattro chiacchiere. Sembravano tutto meno che malviventi». Quando poi la settimana scorsa «nel mio laboratorio sono arrivati i carabinieri, dicendomi che quelle persone stavano pianificando una rapina». Tanto lo stupore, lo choc, la paura. «Soprattutto – aggiunge subito – quando ho capito che i ladri avevano addirittura intenzione di aggredirmi in laboratorio, portarmi a casa e cercare i miei averi. Ma io non possiedo nulla di tutto questo, sono un artigiano, addirittura pure azzerato Carife. Non ho nemmeno una cassaforte». Gli avrebbero fatto del male, forse pure ucciso pur di portare via qualche cosa?, si domanda. «Sono specializzato in meccanismi di precisione, non ho oggetti preziosi e non tratto nemmeno questo tipo di merce. Non capisco cosa possa averli indotti a credere che rapinandomi potessero trarne chissà quale profitto».

In ansia. La domanda di come ora l’artigiano stia vivendo i momenti dopo un’esperienza di questo genere è d’obbligo. «Da quel giorno – spiega lui – che mi è stato rivelato il piano contro di me vivo con paura, ho sentito che mi si apriva un baratro sotto i piedi. Ho provato terrore. Ho timore per la mia incolumità non tanto durante il giorno, quanto alla sera, mentre torno a casa o esco dal laboratorio». Il vero timore è quello di ritrovarseli davanti, in casa. «Mi ci vorrà un po’ prima di tornare alla normalità. Devo dire che i miei compaesani mi hanno dato tanto sostegno, ma chi veramente mi ha salvato sono stati i carabinieri, quelli che materialmente si sono impegnati per mesi, perché non mi succedesse nulla. Come nei primi giorni di gennaio, quando sono arrivati in laboratorio perché avevano avuto sentore di una rapina nei miei confronti». E proprio il loro arrivo, con la scusa di una consulenza tecnica, ha fatto desistere i malviventi. «Ora, – conclude l’uomo – voglio scrivere ai superiori dei miei angeli custodi perché possano ottenere una giusta riconoscenza per quanto fatto per me. Poi scriverò al sindaco di Tresigallo affinché si prodighi per premiarli».