Ferrara, 16 novembre 2010 - I versi di un’ottava di Niccolò Machiavelli (1469-1527) di esplicito contenuto erotico sono stati rinvenuti dal professore Antonio Corsaro, docente di letteratura italiana alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Urbino, e pubblicata sul nuovo fascicolo di "Interpres" (Salerno editrice), rivista di studi quattrocenteschi fondata da Mario Martelli.


Corsaro ha reperito la poesia attribuibile all’autore di "Il Principe",
fondatore della scienza politica moderna, seminascosta in una lettera erudita del letterato fiorentino Leonardo Salviati conservata manoscritta nella Biblioteca Ariostea di Ferrara. Si tratta di un’ottava detta «del Machiavello», con versi «sporchi e disonesti» a detta dello stesso Salviati, che li aveva trascritti nel 1563 all’interno di un discorso polemico contro l’esule fiorentino Jacopo Corbinelli intessuto di riflessioni dotte intorno al trattamento della materia comica presso gli autori antichi e i moderni.

Nella stessa lettera Salviati trascriveva anche alcuni versi del poeta cinquecentesco Francesco Berni, molto ben conosciuti da altre fonti, mentre l’ottava «erotica» di Machiavelli non è stata trasmessa in alcun’altra testimonianza coeva, il che spiega il fatto che sia rimasta così a lungo ignorata dagli studiosi.

Ecco i versi della poesia: "Quando il nascente sol l’aurora caccia,/ le cime dè monti paion d’oro,/ E gli uccellj escon fuor dà nidj loro/ Perchè la fame e ‘l giorno gli minaccia,/ Allhor vorrej haver nelle mie braccia/ Il dolce ricco mio caro tesoro;/ Perchè ‘l cazzo mi dà tanto martoro,/ Ch’io non so s’io me ‘l menj, o quel ch’io faccia".