«Turismo, basta autoincensarsi. Spazio ai giovani e a nuove idee»

La provocazione del performer Andrea Amaducci. Nel mirino l’amministrazione comunale e gli esercenti

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Ferrara, 6 luglio 2017 – In principio era un post sulla bacheca Facebook di Andrea Amaducci, writer, artista e performer ferrarese, che negli ultimi due mesi ha realizzato alla Porta degli Angeli Algorithmic. Ma ormai, si sa, bastano solo poche parole ‘social’ per scoperchiare qualcosa, forse, di più grande e diffuso.

Andiamo con ordine. Sabato scorso, il sindaco Tiziano Tagliani sulla sua pagina Facebook pubblica un articolo di “Milano Finanza” con la pagella delle prime 10 città italiane maggiormente attrattive turisticamente.

Dallo studio di Italy2invest, che offre strumenti per la misurazione di competitività e benessere dei territori, ecco comparire anche Ferrara.

Anche se a questo giro non parte l’abituale tam-tam di condivisioni nelle pagine dei vari assessori coinvolti, Andrea Amaducci dice la sua sulla questione.

Arrivano i mi piace e i commenti, come i molti silenzi di chi di solito è ben attivo sui social. “Ferrara è una città che guarda al futuro ma con il fare nel passato” dice Amaducci, citando una canzone di Matteo Mc Cry, uno tra i vari ferraresi che dalla città estense se n’è andato.

Amaducci, ha perso la pazienza?

«Ho semplicemente rilevato, in un post un po’ alla Novella 2000, che nella nostra città il turismo aumenta, come del resto in tutte le città culturali d’Europa tipo Granada o Bordeaux, perché c’è l’Isis e il turista vuole stare tranquillo. Per questo mi sembrava interessante un invito a non spararle troppo grosse sul quanto siamo/sono bravi. L’amministrazione - non ce l’ho con Massimo Maisto, ma è d’altra parte lui che ha la delega al turismo - e gli esercenti ferraresi fanno schifo dal punto di vista turistico, semplicemente non ce la fanno a lavorare concretamente sul contemporaneo. Non sono l’unico in città che lamenta un’effettiva mancanza di coordinazione e coesione tra i tanti progetti, ma nessuno si impone per una serie di ragioni, che continuano a persistere a Ferrara».

Facciamo allora un gioco? Proviamo a metter giù 5 punti per svoltare la situazione? Punto numero 1…

«Istituire l’assessorato alla fisiologia. Prima di parlare d’arte e di turismo, serve avere dei bagni comunali sulle Mura. E’ diritto dei turisti e dei cittadini avere accesso a una politica fisiologica prima ancora che quella culturale».

Punto 2

«Avere il coraggio di prendere scelte anche drastiche rispetto ai grossi festival che caratterizzano Ferrara. Spesso si creano contenitori più che contenuti. Perché Internazionale non ha una sezione d’arte contemporanea mentre nel resto del mondo tutte le espressioni culturali si mescolano tra loro? Se si è assessori alla cultura e al turismo - e non al bilancio - serve il coraggio di fare grossi cambiamenti, serve lungimiranza».

Punto 3

«Fare la cosa giusta, al di fuori di ogni interesse. Penso ai talenti che abbiamo al Conservatorio: abbiamo zone in centro dove potrebbero suonare al di fuori di tesseramenti e che piacerebbero tanto ai turisti, che condividerebbero subito da Ferrara foto e video agli amici. I luoghi da abbellire non mancano: rotonda Foschini, piazzetta Sant’Anna, galleria Matteotti, gli spazi dietro la Curia, i giardini di via Gobetti, la stessa piazza Municipale».

Via al punto 4

«Istituire Area Vecchi, un ufficio che non offra assistenza per i giovani ma che sia una scuola per l’assessorato - composto non proprio da giovanissimi - con un pool di gente coinvolta che abbia tra i 13 e i 20 anni. Un’Area Giovani al contrario, che non dia possibilità ai giovani di fare cose ma che renda maggiormente comprensibile a chi amministra le dinamiche comunicative e organizzative contemporanee».

Infine il punto 5

«The gold colletta, o detto in altri termini: i ricchi caccino i soldi. Per un piano quinquennale basterebbero 20 famiglie benestanti ferraresi, fortuna vuole che alcune siano anche già nell’amministrazione, che dovrebbero avere a cuore la città in mancanza di imprese. Ognuna mette 10mila euro, per una donazione totale di un milione di euro da investire su progetti pensati da persone che non hanno più di vent’anni, gli unici che possano avere la freschezza per leggere il contemporaneo e aiutare Ferrara a non vivere solo in un glorioso passato, in cui era la più innovativa di tutte».

Anja Rossi