Operazione Aemilia, a tu per tu con la cronista Sabrina Pignedoli

L’inquietante sfondo di una regione dove hanno attecchito le organizzazioni mafiose. L’evento a cura del Circolo dei Negozianti

L’autore di ‘Operazione Aemilia’ Sabrina Pignedoli assieme al caposervizio del Carlino Ferrara Cristiano Bendin

L’autore di ‘Operazione Aemilia’ Sabrina Pignedoli assieme al caposervizio del Carlino Ferrara Cristiano Bendin

Ferrara, 19 novembre 2016 - DALLA CALABRIA A REGGIO-EMILIA. La giornalista del QN- il Resto del Carlino Sabrina Pignedoli racconta, in occasione dell’evento organizzato dall’associazione Attiva Ferrara - Cervelli in movimento, la sua esperienza da cronista nell’ambito del processo che sta facendo emergere scenari inquietanti sotto diversi punti di vista.

LA GIORNALISTA del Carlino, autrice del libro ‘Operazione Aemilia’, vincitore dell’edizione 2016 del Premio Estense, ha intrattenuto il pubblico accorso al circolo dei Negozianti nel pomeriggio di venerdì, riportando e spiegando le implicazioni e le infiltrazioni mafiose nel territorio reggiano. «Si è parlato troppo a lungo di anticorpi contro la malavita organizzata – spiega Sabrina Pignedoli – ma la realtà è ben diversa. Le cosche dell’ndrangheta calabrese proliferano nel nord Italia, e in particolare nel territorio di Reggio Emilia da più di trent’anni e nessuno sembra essersi accorto di nulla».

«LE INFILTRAZIONI ‘ndranghetiste sono presenti su larga scala – prosegue la giornalista – poiché sono riuscite ad adattarsi alle esigenze del territorio, minando e corrompendo il tessuto economico». Alla domanda dal moderatore Cristiano Bendin, capocronista della redazione ferrarese del Carlino, su come ci si sentisse a seguito di minacce che le sono arrivate a seguito della pubblicazione di articoli scottanti, Sabrina Pignedoli ha risposto con assoluta fermezza «non ho mai perso la fiducia e sono sempre andata avanti cercando di perseguire la verità e dimostrando di essere convinta del lavoro che stavo svolgendo». L’autrice di ‘Operazione Aemilia’, chiosa dicendo che «bisogna sempre essere attenti, poiché i metodi mafiosi utilizzati dai clan calabresi sono assolutamente insidiosi ed estremamente pericolosi».