Cucina, misteri e storia nel thriller di Andrea Biscaro

Con ‘Il cuoco dell’Inferno’ l’autore dà vita a un viaggio entusiasmante tra la famiglia degli Este e i segreti di Palazzo Diamanti

Andrea Biscaro

Andrea Biscaro

Ferrara, 18 gennaio 2017 - Un viaggio entusiasmante tra la famiglia degli Este, i segreti di Palazzo dei Diamanti e quella figura emblematica che fu Messisbugo. Cucina, esoterismo, thriller. Con ‘Il cuoco dell’Inferno’ (Edizioni Meridiano Zero) Andrea Biscaro torna a immergersi nel mistero. Questa volta, parlando della città in cui è nato, la sua Ferrara.

Letteratura e cucina, come ha coltivato questi preziosi ingredienti?

«Per quanto riguarda mistero, thriller, esoterismo devo ringraziare soprattutto la mia curiosità e le migliaia di letture fatte da piccolo. Letture rubate, proibite, assaporate a morsi. Ho sempre coltivato il gusto per l’eccesso, imprevisto, l’insolito. Autori come Lovecraft, Poe, Stephen King, Tiziano Sclavi e il suo Dylan Dog, hanno fatto scattare un meccanismo in me una propensione ai mondi alternativi, alla paura come motore di ricerca esistenziale, alla favola».

E la cucina?

«È arrivata dopo, con tutto il suo carico di storia, esperimenti, accostamenti, colori, aromi, giochi. La passione per le ricette, per le declinazioni di sapori, per la ricerca sottesa ad ogni gesto, è in realtà molto simile alla scrittura».

È nato prima il ‘copione’ o la voglia di raccontare qualcosa di Ferrara?

«La leggenda del diamante nascosto mi solleticava già da molto tempo. Ma è stato il connubio con la cucina e col suo sommo artefice Messisbugo a far sì che la storia trovasse la sua rotta e il suo senso. Ferrara è una splendida città, colma di storia, magia, folklore, prospettive. Un luogo ideale per ambientare un romanzo, soprattutto se si tratta di Rinascimento».

Ecco, Messisbugo. Perché la affascina questo personaggio?

«È stato un precursore, un innovatore, un inventore straordinario. Adoro le menti eccelse, amo chi stravolge la storia, chi ha il coraggio di affrontare scelte controcorrente. Messisbugo non era soltanto un cuoco strepitoso. Era un visionario, un uomo complesso, un intellettuale, una mente sopraffina. Figure di questo calibro, ahimè, non esistono più, soprattutto in cucina».

Nemmeno a Masterchef... Cosa ne pensa dei nuovi guru della cucina?

«Non credo nelle icone pop contemporanee. Non veicolano alcun valore. Riducono a merce un bene inestimabile in tutto simile alla poesia. La stregoneria, la bellezza, la lentezza hanno ceduto il campo alla velocità, alla provvisorietà, alla vacua deità televisiva».

Diamante, inferno. Quale potrebbe essere il maleficio contemporaneo di Ferrara?

«In fin dei conti Ferrara gode di buona salute. Ma sai, stregonerie, malefici, inganni, sono sempre dietro l’angolo. E accomunano città, paesi, isole, mari. Senza un male da estirpare, non ci sarebbe neanche il bene. E nemmeno l’ombra della novità».

Anja Rossi