"Berco vuol licenziare, ma non ha progetti"

Copparo: affollate assemblee sindacali per informare i lavoratori. Martedì si riprende

Berco, un’immagine della sala mensa durante l’assemblea di ieri

Berco, un’immagine della sala mensa durante l’assemblea di ieri

Ferraram 23 novembre 2016 - La sala mensa della Berco era stipata di lavoratori, ieri, per le assemblee sindacali per fare il punto sulla durissima vertenza. Al tavolo dei relatori, Samuele Lodi (Fiom Cgil), Sandra Rizzo (Fim Cisl) e Paolo Da Lan (Uilm) hanno ripercorso le tappe degli ultimi incontri con il management dell’azienda che non ha ancora prodotto un accordo, ma timidissimi passi avanti. Sul tavolo rimangono ancora i 365 esuberi, 331 a Copparo e 34 a Castelfranco Veneto, principalmente individuati tra i lavoratori indiretti.

«Per questo – dice Lodi – non abbiamo alcuna fretta di concludere la trattativa; l’azienda pensava che avremmo puntato su una questione puramente economica, ma sbagliava. L’obiettivo è guardare al futuro dello stabilimento, per non trovarci a tre anni da oggi ad affrontare ancora una dichiarazione di esuberi che rappresenterebbe una progressiva scomparsa di Berco».

I nodi da sciogliere, a partire da martedì a Unindustria, sono ancora diversi. Anche per un atteggiamento che i sindacati ritengono, sotto molti aspetti, contraddittorio da parte dell’azienda, in particolare su questioni come flessibilità ed esternalizzazioni, che potrebbero influire su una riduzione degli esuberi: «Sulla questione della flessibilità oraria – spiega Lodi ai lavoratori – l’azienda applicherebbe quanto previsto dal contratto nazionale dei metalmeccanici, ma non sarebbe disponibile a riconoscere le maggiorazioni».

Sulla terzializzazione del lavoro, invece, non ci sono ancora novità in merito alle aziende che dovrebbero subentrare per occuparsi di settori come logistica e manutenzioni, e che potrebbero assorbire alcuni dipendenti in esubero per ridimensionare il numero di licenziamenti. Troppi punti oscuri, sui quali i sindacati hanno chiesto maggiore chiarezza. Con l’ipotesi dei contratti di solidarietà che l’azienda continua a rifiutare, i segretari provinciali continueranno a chiedere un ammortizzatore sociale di almeno 24 mesi per tutelare al massimo i lavoratori, impiegando il sistema della rotazione. «In cinque incontri sinora fatti – conclude Da Lan (Uilm) – abbiamo capito che l’azienda è partita con una procedura di mobilità, senza avere una progettualità. Se non verranno toccati tutti i punti (esuberi, ammortizzatori sociali, contrattazione aziendale), rischiamo di non portare a casa risultati né per chi uscirà, né per chi resta in Berco. Il nostro approccio sarà quello di affrontare tutti i temi, assieme».