Torna in Italia e trova il figlio morto

Il padre del polacco deceduto non sapeva ancora niente

La disperazione di un uomo

La disperazione di un uomo

Ferrara, 31 agosto 2014 - «IL FIGLIO mio è morto?». Si riempiono di lacrime gli occhi di un padre che ancora non sa. Crede che il figlio, Rafal Gwara, 37 anni, trovato venerdì mattina riverso sulla ghiaia, senza vita, di fronte alla sua casa, in località Forna a Gavello, sia ancora in ospedale. «Dove posso trovarlo? — chiede — Alla Salus o all’ospedale di Cento? Devo andare a vederlo». Nel pomeriggio, di ieri, saranno poi carabinieri della stazione di Burana ai quali il padre del giovane si è rivolto, a spiegargli la tragedia. Una ferita al cuore, che attraversa i paesi. Sono le lacrime di un padre.  QUANDO il dramma è successo era in viaggio. Al rientro, non trovandolo, ha pensato all’ennesimo ricovero. «Ho fatto un lunghissimo viaggio — confida — in pulmino e poi a piedi perché avevamo incontrato un incidente. Sono tornato perché lunedì devo andare a lavorare. Io non sapevo...». Il padre Hemzlc ha abitato prima a Cento e poi, da qualche tempo a Pilastri. In paese i pochi che lo conoscono, descrivono un uomo buono, dai modi gentili. Lavora come badante. È rientrato ieri da due settimane di vacanza in Polonia. Con la famiglia. A Gavello, prima di partire aveva bussato a tante porte. Per cercare al figlio un lavoro nei campi, in un terra che produce meloni.  UN FIGLIO che amava tanto e che adesso era in difficoltà. «Volevo portarlo qui con me — dice — perché sentivo che stava male. Ho fatto di tutto. Era arrivato da un mese. Aveva perso un bambino appena nato, neppure un anno fa. Ha altri due figli, uno di 10 anni e uno di 2, ma la perdita di quel bambino lo aveva provato molto. Era caduto in uno stato di depressione, aveva incominciato anche a bere. E io non volevo. Lo sgridavo, poi, quando la moglie lo ha lasciato, è venuto qui da me. Ma da quel momento è stato ricoverato due volte e non aveva ancora iniziato a lavorare. Ero sicuro che qui potesse trovare una vita migliore». Una storia triste. Segnata. «Aveva undici anni — racconta ancora il padre — quando in Polonia, ha bevuto per sbaglio del liquido che serviva come diserbante e che era stato messo per sbaglio dentro a bottiglie di Coca Cola. Da quel momento era stato un continuo entrare ed uscire dagli ospedali. Poi si era ripreso. Credevo potesse avere una vita serena. È stato un susseguirsi di dolori, anche psicologici, che lo hanno provato».  IL CORPO senza vita di Rapau era stato trovato, nelle prime ore della mattina, da un vicino di casa. La Procura ha disposto l’autopsia per risalire alle cause della morte che sono quasi sicuramente naturali. Non c’erano segni di violenza sul corpo. Rapau era appena uscito dall’ospedale. Nel momento del ritrovamento non aveva documenti, ma in base alle indicazioni dei vicini, i carabinieri avevano iniziato a cercare i famigliari per poi interessare dell’accaduto il consolato. Ieri, il ritorno del padre, e la drammatica scoperta.