"Così ho salvato i bimbi dalle fiamme"

Inferno dopo la gita (FOTO), parla l’autista del bus. I genitori: "Grazie a chi ci ha soccorsi" di Federico Malavasi

Il terribile schianto tra bus e furgone (foto Businesspress)

Il terribile schianto tra bus e furgone (foto Businesspress)

Ferrara, 5 luglio 2014 - Sono stati tutti dimessi i 18 bambini rimasti feriti nel terribile incidente avvenuto alle 17 di giovedì lungo via del Mare, tra Lagosanto e Massa Fiscaglia. Alcuni sono già tornati al Centro Estivo di Tresigallo, con qualche cerotto e fasciatura e con ancora negli occhi le orribili scene dello scuolabus in fiamme (FOTO). Dimessa anche l’autista del pulmino, Barbara Bonsi, 43 anni, che se l’è cavata con una microfrattura al ginocchio. Ancora in ospedale invece Cinzia Marchesi, l’educatrice di 52 anni che aveva accompagnato i piccoli nella loro giornata al Lido degli Estensi. Le sue condizioni un po’ più gravi rispetto a quelle degli altri feriti (l’altro pomeriggio era stata accompagnata a Cona in elisoccorso) anche se non è in pericolo di vita. All’indomani della tragedia emergono poi nuovi dettagli sull’uomo che purtroppo ha perso la vita nello schianto, Roberto Montani, 66 anni. Montani viveva a Ferrara, in via Fardella, insieme al fratello Marcello, 50 anni, costretto su una sedia a rotelle da una grave malattia. Secondo le ricostruzioni dei carabinieri, aveva lasciato la città per andare a prendere la compagna che aveva trascorso una giornata al mare. Ai lidi però, lui non ci sarebbe mai arrivato. Ancora da chiarire le cause dell’incidente, anche se, vista la dinamica, non si esclude che l’uomo sia stato colto da un malore improvviso. Non ci sarebbero infatti sull’asfalto segni di frenata o sterzata, fino all’impatto che ha trasformato Doblò e scuolabus in due palle di fuoco.

«In tutta questa avventura i veri eroi sono stati loro, i bambini». Non riesce a togliersi dagli occhi le immagini di quell’inferno di fuoco Barbara Bonsi, 43 anni, autista dipendente della società Sst Trasporti, che ha in appalto il servizio per conto del Comune di Tresigallo. Ma in tutta questa storia, la cosa che più l’ha impressionata è stata la forza d’animo dei bambini. «Non hanno mai mollato — dice — e alla fine ce l’hanno fatta».

Signora Bonsi, innazitutto come sta?

«Diciamo che me la sono cavata. Ho rimediato qualche graffio e una microfrattura alla rotula. Mi hanno ingessata e ora dovrò stare a riposo per un po’».

Partiamo dall’inizio. Quando la vostra gita al mare si è trasformata in un incubo?

«Era stata una giornata bellissima. L’avevamo passata al Lido degli Estensi e i bimbi si erano divertiti come matti. Poi c’è stato l’impatto, terrificante. Subito dopo, le fiamme».

Cosa ricorda di quegli istanti?

«Tutto. Se chiudo gli occhi rivedo ancora le immagini di quei momenti. Avevamo appena passato la rotonda, quando ho visto arrivare il Doblò. Credo che il conducente sia stato colto da un malore perchè una volta entrato in curva ha invaso la nostra corsia e non ha nemmeno tentato di raddrizzarsi. Ci è piombato dritto addosso».

Cosa ha pensato in quei secondi?

«L’unico mio pensiero era per i bambini. Quando abbiamo visto le fiamme ci si è gelato il cuore. Le porte del pulmino erano bloccate e l’unica via d’uscita erano i finestrini. Una situazione allucinante».

Come ne siete usciti?

«I bambini sono stati bravissimi. Non hanno mai perso la lucidità e con i martelletti hanno iniziato a colpire i vetri. Poi da fuori sono arrivate le prime persone che ci hanno aiutato ad uscire. Non finiremo mai di ringraziarli».

In teoria lei non avrebbe dovuto nemmeno esserci su quel pulmino...

«In effetti sostituivo un collega in ferie. Ma sa, a volte il destino...».

Ha rivisto i bimbi dopo l’incidente?

«Sì, questa mattina (ieri, ndr). Alcuni erano già tornati al Centro Estivo. Mi sono corsi incontro e hanno fatto a gara per scrivermi una dedica sul gesso».

Chi le è stato più vicino in queste ore?

«Mio marito. Appena i piccoli erano in salvo ho cercato un telefono per chiamarlo. Tutta la mia roba era andata distrutta. Da allora non mi ha lasciata un momento».

Federico Malavasi