Carife, la rivelazione del bancario: "Vendite forzate delle azioni"

Coinvolti anche tanti dipendenti: "Adesso il clima in banca è molto pesante"

Tensione e disperazione per i risparmiatori della Cassa di Risparmio di Ferrara

Tensione e disperazione per i risparmiatori della Cassa di Risparmio di Ferrara

Ferrara, 11 dicembre 2015 - «Mi metterei a piangere, di fronte a chi ha perso tutti i propri soldi». Anche se chiede l’anonimato, il bancario ha il cuore. Da anni con la clientela ha costruito un rapporto di fiducia e stima: «Amicizia sarebbe una parola grossa». Cinquantenne, ben vestito, in Carife ha svolto tutte le mansioni, da addetto allo sportello a ‘private banker’: «Sì, ho anche venduto un bel po’ di quella roba là: azioni, obbligazioni». Adesso le chiama roba, consapevole che tutto vale zero: «Anche per noi, sa? – dice – Io non ci sono cascato, ma ho colleghi che quando è arrivata la proposta della banca, nel 2011, hanno investito una bella fetta del Tfr nell’aumento di capitale. Hanno comprato azioni e obbligazioni, ci sono dentro».

Quando si dice fiducia nella banca: «Qualcuno ha creduto un po’ troppo alle stesse cose che raccontavamo alla clientela: la situazione era ottima, non c’erano rischi, gli investimenti erano garantiti». Una bugia? «No, per chi è cresciuto dentro una banca, specie se del territorio, c’era davvero fiducia. Quello che è successo è terribile, c’è un clima pesante, ci troviamo di fronte a casi disperati. Te la cavi quando telefonano, quando hai le persone di fronte è dura. Per fortuna c’è chi reagisce con fatalismo». Come la donna che alla notizia dell’azzeramento «ha scosso le spalle e ha detto, ‘sono solo soldi andati in fumo’. Non è ricca, magari era consapevole dei rischi».

Un privilegio, la consapevolezza, forse di pochi: «Non è facile destreggiarsi nei prospetti informativi, a meno che uno non sia esperto. Ma per la generalità della gente, non si sa cosa voglia dire profilo di rischio. Tutti, istintivamente, si dicono prudenti ma sono invogliati da qualche punticino in più. E quando glielo proponi facendo leva sulla tradizione e la solidità della banca, beccano». Presi all’amo: «Lo siamo tutti, anche noi che dovevamo rispettare i budget: dai vertici si chiedeva il rendiconto delle vendite». Mai un atto di coscienza? «Mi è capitato con la Parmalat: avevo intuito che la situazione prendeva una brutta piega, ho avvisato i miei clienti. Solo con uno non sono riuscito, gli ho telefonato anche a casa ma non l’ho trovato. Ce l’ha ancora con me».

Si dice che nell’ultimo aumento di capitale di Carife, in molti casi la vendita delle azioni sia stata stimolata in cambio di mutui o fidi, è vero? «E’ capitato ma non a me: a un cliente è stato offerto di avere un mutuo velocemente, se avesse comprato le azioni». Ha comprato le azioni? «Sì, subito». Ha avuto il mutuo? Il bancario si accende una sigaretta voltando il capo. E adesso, cosa venderebbe a chi ha un po’ di soldi? «A chi è cliente Carife direi di restare perché ora la banca è solida, è arrivato un sacco di milioni».