Omicidio-suicidio di Mesola, "Non voleva perdere la sua famiglia perfetta"

All’origine del gesto una questione di ‘onore’. La madre in lacrime alla villetta

I fiori e un orsacchiotto sul cancello

I fiori e un orsacchiotto sul cancello

Ferrara, 8 ottobre 2015 - Sarebbe dovuto partire anche lui per il Marocco. Il motivo del viaggio nel paese natale – per il quale sarebbe partito lunedì – era proprio quella separazione in corso, che in cuor suo non riusciva ad accettare e che avrebbe voluto impedire a tutti i costi. Una rottura che, in preda ad un raptus di follia, M’Hamed Amine, autotrasportatore 50enne, ha soffocato nel sangue, sparando prima a Ishrak, la figlia 21enne, e poi aprendo il fuoco contro se stesso. Sono sempre più chiari i contorni dell’omicidio-suicidio che si è consumato intorno all’ora di pranzo di domenica nella villetta al civico 6 di viale Alfonso II d’Este a Mesola. Un gesto estremo, dettato verosimilmente dall’esasperazione di un uomo che, con l’imminente separazione, si stava vedendo sgretolare tra le mani quell’aura di ‘famiglia perfetta’ che da sempre cercava di tenere viva agli occhi della comunità non solo di connazionali.

Villetta di proprietà con due macchine nel cortile. La moglie Zachiya, amata e ben voluta da tutti in paese, la bella Ishrak, studentessa modello, piena di voglia di vivere. Una ragazza che tutti dicono legatissima ai genitori, soprattutto alla madre, con la quale faceva lunghe passeggiate e a cui confidava tutto. Quasi come all’amica del cuore. Anche questo rapporto speciale, secondo alcune ipotesi investigative, potrebbe avere avuto un ruolo deteminante nell’armare la mano del 50enne. Ma non è tutto. La separazione ormai inevitabile e l’idea di vedersi abbandonare anche dalla figlia (la quale avrebbe espresso il desiderio di vivere con la madre dopo la separazione) sarebbero state ferite troppo grandi per il suo onore. Inaccettabili. Un mix di elementi che, secondo gli inquirenti, avrebbe alla fine fatto scattare la molla omicida. Un gesto terribile, e che nemmeno la moglie – sentita dai carabinieri di Mesola al suo ritorno dal Marocco – si aspettava da M’Hamed.

Zachiya (che in questi giorni è ospite da amici fuori dalla provincia) non ce l’ha fatta a stare lontana dal luogo in cui aveva visto crescere Ishrak e dove aveva coltivato per tanti anni il suo amore per la figlia. Quello stesso luogo in cui ciò che aveva più a cuore le è stato strappato da chi invece avrebbe dovuto proteggerlo. Nella mattinata di martedì è stata vista davanti al cancello della villetta posta sotto sequestro. Gli occhi gonfi, in piedi davanti al cancello sul quale hanno iniziato a spuntare fiori, pupazzi e messaggi. Tutti per la sua Ishrak. «Dolce ragazzina, il tuo sorriso non svanirà» recita un biglietto graffettato a un mazzo di fiori. Solo una delle tante testimonianze di dolore, per un fiore reciso negli anni più belli della sua vita.