Moschea e feste islamiche? "Prima riapriamo le nostre chiese"

Il centrodestra entra a gamba tesa nel dibattito innestato dal vescovo di Bologna Zuppi: "Serve un albo degli imam"

Musulmani in preghiera

Musulmani in preghiera

Ferrara, 7 marzo 2016 - Una moschea a Ferrara? No, finché «mancano un concordato con l’Islam e un registro degli imam». Dopo, è il sottinteso, «se ne può discutere. Ma all’interno di paletti ben precisi». Convergono tutte verso questo punto di vista le varie anime del centrodestra di fronte alle aperture del vescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi («Sì ad una moschea nel capoluogo emiliano e sì alle feste islamiche nelle scuole») e all’idea che alcuni musulmani estensi iniziano a cullare riguardo ad un luogo di culto islamico anche tra le mura estensi.

Il commento più caustico è quello del capogruppo della Lega Nord in Regione, Alan Fabbri. «In questo momento storico le moschee non si devono aprire – taglia corto Fabbri –. E così deve essere finché non ci sarà un concordato tra l’Islam e lo Stato italiano. Cosa non semplice, visto che il mondo islamico è diviso al suo interno e in guerra». Ma l’invettiva del leader del Carroccio investe anche i centri culturali islamici, di cui non ha mai fatto segreto di auspicarne la chiusura. «Sono finte moschee – sottolinea -. Quelle associazioni di fatto nascondono luoghi di culto. Una cosa inconcepibile, anche dal punto di vista delle basilari regole dell’urbanistica».

L’ultima stoccata è tutta per Zuppi. «Sarebbe opportuno che il monsignore pensasse alla ricostruzione delle chiese danneggiate del terremoto che ricadono sotto la sua curia – è la frecciata -. Prima di occuparsi dei luoghi di culto degli altri si occupi dei nostri, che dal maggio 2012 non hanno ancora riaperto».

Parte dalle parole dell’arcivescovo felsineo anche Matteo Fornasini (Forza Italia) dicendosi «disorientato» dalle parole del prelato. «Prima dei diritti – scandisce Fornasini – vengono i doveri. Per questo rilancio una proposta che Forza Italia ha sostenuto sia in parlamento che in Regione e cioè l’istituzione di un albo nazionale degli imam e delle moschee, ossia un registro riconosciuto dal ministero dell’interno, che risponda a determinati requisiti e criteri in un quadro di rispetto delle regole. Questo – aggiunge – anche al fine di regolamentare il fenomeno in un’ottica di contrasto a forme di estremismo e per una maggior sicurezza. Pertanto – conclude – prima di parlare di apertura di nuove moschee credo sarebbe utile definire un quadro normativo e regolamentare di riferimento. Ma purtroppo questa proposta di buon senso è stata bocciata dal Pd in Regione».

Più possibilista infine la posizione di Paolo Spath (Fratelli d’Italia). «Potrei essere d’accordo se l’apertura di una moschea significasse anche la creazione di un centro di sicurezza» ha detto. Al momento infatti secondo Spath, la galassia dei centri culturali, «genera una situazione un po’ nebbiosa. Se la moschea – precisa – diventa un un modo per fare chiarezza, tracciando una demarcazione tra i luoghi di culto e quelli di cultura, allora potrebbe anche andare».

Anche per Spath però vanno piantati paletti ben precisi. «Primo, serve un apposito registro degli imam – elenca –. Secondo, le attività devono essere svolte in lingua italiana. Terzo, la moschea deve essere un luogo aperto a tutti, e non solo nei momenti di preghiera».

In chiusura il consigliere di Fratelli d’Italia affronta l’apertura di Zuppi alle feste islamiche nelle scuole. Il niet è senza ‘se’ e senza ‘ma’. «L’identità di una nazione – puntualizza – si basa anche sulle feste religiose e sui momenti salienti della storia di una civiltà. E la nostra identità, così come le nostre leggi, affonda le radici nella tradizione cristiana».