Ai Diamanti 'La rosa di fuoco. La Barcellona di Picasso e Gaudì'

Domenica 19 aprile apre la nuova mostra di Ferrara Arte FOTO Le opere

Un particolare di 'Ragazza in camicia' di Picasso, logo della mostra

Un particolare di 'Ragazza in camicia' di Picasso, logo della mostra

Ferrara, 15 aprile 2015 - «Una mostra che rivolge uno sguardo particolare agli anni fecondi e inquieti in cui Barcellona si conquistò la fama di ‘rosa di fuoco’». Ovvero, prosegue Maria Luisa Pacelli, direttore delle Gallerie d’arte moderna e contemporanea di Ferrara, quel periodo compreso tra il 1888, anno in cui ebbe luogo l’Esposizione Universale nella capitale della Catalogna «in un clima di ottimismo ed entusiasmo celebrativo, e la cosiddetta ‘settimana tragica’ del 1909 che segnò invece, un momento estremo di conflittualità sociale e la fine di un sogno».

Sarà proprio il fervore che infiammò la scena artistica e culturale della città, dando vita al modernismo catalano, ad essere raccontato nella rassegna che aprirà al pubblico domenica 19 aprile a palazzo dei Diamanti dove sarà visitabile sino al 19 luglio. ‘La rosa di fuoco. La Barcellona di Picasso e Gaudì’ (foto) il titolo del percorso espositivo curato da Tomàs Llorens e Boye Llorens che per Ferrara Arte hanno già ‘firmato’ insieme nel 2010 ‘Da Braque a Kandinsky a Chagall. Aimé Maeght e i suoi artisti’, organizzata dell’antico edificio di corso Ercole I d’Este due anni dopo il successo (più di 123mila i visitatori) di ‘Mirò: la terra’ a cura solo di Tomàs Llorens.

Ora, rivela il titolo della mostra, ad occupare la galleria dei Diamanti, torna Picasso (già protagonista a Ferrara nel 2000), all’epoca giovanissimo e alle prime prove ma già proiettato verso la conquista della scena catalana e parigina che, come altri artisti del movimento, scelse il blu per esprimere il dolore e la solitudine che il progresso si lasciava dietro nella sua marcia trionfante. E arriva Gaudì, visionario e geniale innovatore delle forme architettoniche e del design d’interni. Ma non solo. Saranno infatti presenti anche le opere di artisti meno noti, ma ugualmente di altissimo livello, quali Ramon Casas, Santiago Rusiñol, Hermen Anglada-Camarasa, Isidre Nonell, Joaquim Mir che coabiterà con lo stesso Gaudì nella sezione dedicata all’architettura. Per un totale di 123 pezzi tra dipinti, opere su carta, ceramiche e sculture, gioielli, modelli teatrali, ai quali devono aggiungersi 130 fotografie d’epoca. Insomma, un’esposizione senza dubbio di pittura con «forti colori e forti emozioni» che inviterà però a soffermarsi anche sulle altre arti. Ricordando in ogni sezione al visitatore che il modernismo catalano non si manifestò con uno stile unitario, ma - scrive sempre Maria Luisa Pacelli nella prefazione al catalogo della mostra - «con un insieme di linguaggi diversi e a volte contradditori che, come sostiene Tomàs Llorens, è uno degli aspetti costitutivi della sua identità profonda».