Anziana uccisa in casa, il romeno confessa: "Ho fatto tutto da solo"

Clamoroso dietrofront nell’interrogatorio in carcere, ora i magistrati devono appurare la verità

I soccorsi alla sventurata Cloe Govoni, l’insegnante morta dopo cinque giorni di agonia50

I soccorsi alla sventurata Cloe Govoni, l’insegnante morta dopo cinque giorni di agonia50

Ferrara, 26 febbraio 2016 - «Ho fatto tutto da solo». Cinque parole che potrebbero imprimere una svolta alle indagini su uno degli omicidi più efferati della storia recente di Ferrara. Una confessione inattesa, piombata sugli incartamenti di una vicenda della quale ormai si pensava di sapere tutto, o quasi. Una rivelazione, quella di Florin Constantin Grumeza, romeno di 22 anni, che ha lasciato di sasso sia il giudice che il suo legale, l’avvocato Lorenzo Muracchini (che subito dopo ha rimesso il mandato).

Ci sono voluti tre mesi e una seconda ordinanza di custodia cautelare per mettere fine allo scaricabarile tra i due giovani arrestati per il delitto di Cloe Govoni, ex insegnante di 84 anni, e il tentato omicidio della nuora, Maria Humeniuc, 53 anni (l’altro finito in carcere per l’orrore di Renazzo è Leonard Veissel, 26 anni).

Veissel e Grumeza sono stati ascoltati uno dopo l’altro in carcere. Un secondo interrogatorio di garanzia all’indomani della nuova imputazione formulata dal gip, il quale ha contestato loro il concorso in omicidio volontario aggravato. Le accuse per i due finora erano infatti rapina aggravata e tentato omicidio. Poi la morte dell’anziana insegnante, dopo cinque giorni di agonia, ha cambiato tutto.

Circa mezzoora di domande per ciascuno. Un atto dal quale nessuno, a quanto trapela, si aspettava grosse novità. E invece il 22enne ha parlato. Grumeza ha detto di essere entrato da solo nell’abitazione, di aver aggredito le due donne e di aver rubato i pochi oggetti di valore che avevano in casa. Veissel (difeso dall’avvocato Fabio Chiarini) avrebbe aspettato in macchina, inconsapevole delle reali intenzioni dell’amico.

La ricostruzione di Grumeza è stata confermata dal 26enne, il quale aveva anticipato questa versione in una lettera inviata pochi giorni prima al suo legale dalla sua cella all’arginone (carteggio che è stato subito consegnato al sostituto procuratore Filippo Di Benedetto).

Ma non è tutto. Secondo la versione di Veissel, a Renazzo ci sarebbero andati per cercare una persona e non per commettere un furto (ipotesi che, qualora verificata, farebbe traballare anche la tesi del sopralluogo effettuato il giorno prima). Per il 26enne quindi la rapina violenta sfociata nell’omicidio di Cloe sarebbe stata il frutto di un’iniziativa estemporanea e improvvisata del complice.

Tutta un’altra musica rispetto alle dichiarazioni dei giorni immediatamente successivi all’arresto. Per la prima volta infatti, i due arrestati sono concordi sulla stessa versione dei fatti. Al momento gli inquirenti hanno preso atto dell’improvviso dietrofront di Grumeza usando la massima cautela.

I punti deboli della nuova versione del 22enne sono tanti e la procura ha tutta l’intenzione di vederci chiaro. Gli interrogativi sono parecchi. A partire dal sangue. La perizia genetica aveva infatti riscontrato tracce ematiche sulle scarpe di entrambi i romeni (anche se soltanto Grumeza aveva le suole macchiate di rosso).

Gli inquirenti vorranno poi senz’altro capire se questo impovviso ‘amor di verità’ sia dettato da sincera volontà di collaborare o se invece ci sia dietro qualcosa d’altro. Magari un ‘patto d’acciaio’ tra i due complici legato a circostanze che ancora sfuggono ai radar della procura.