Omicidio Tartari, caccia al complice di Pajdek

Uno della banda al pm: "Con noi a Mesola e Coronella c'era un altro straniero"

Ivan Pajdek, 51 anni

Ivan Pajdek, 51 anni

Ferrara, 9 ottobre 2015 - Pier Luigi Tartari avrebbe visto in faccia Ivan Pajdek per ben due volte. Col volto del capobanda ben stampato nella mente, il 73enne di Aguscello avrebbe quindi potuto facilmente riconoscerlo. Un rischio che probabilmente il duro del gruppo non era disposto a correre. Al momento è solo un’ipotesi, ma non si esclude che possa essere stato proprio questo il motivo che ha spinto il commando a trascinare il pensionato fuori dalla sua abitazione, fino al casolare di via Vecchio Reno dove è stato trovato cadavere oltre due settimane dopo la sua scomparsa.

A far emergere questo nuovo spunto sono state le parole pronunciate davanti al pubblico ministero Filippo Di Benedetto da Patrik Ruszo, il 19enne slovacco (assistito dall’avvocato Filippo Sabbatani), ‘grande accusatore’ dell’inchiesta Tartari. Ruszo infatti quella maledetta notte avrebbe visto il ‘capo’ togliersi la calza che gli copriva il volto per ben due volte. Il giovane – pur precisando di non sapere perché il 51enne ungherese avesse compiuto quel gesto – non ha escluso che Pajdek possa aver deciso proprio in quel momento di eliminare il pensionato. A quel punto infatti Tartari, avendolo visto in volto, sarebbe diventato un testimone ‘scomodo’. Davanti agli inquirenti avrebbe potuto infatti riconoscerlo in una foto segnaletica o in qualche immagine ricavata da telecamere di sorveglianza.

Questa, va precisato, è soltanto l’idea che si è fatto Ruszo. Pajdek infatti non ha mai motivato quella agghiacciante decisione. Il capo infatti, dava solo ordini e i soldati ubbidivano senza discutere. Un’ipotesi che, qualora decidesse di collaborare con gli investigatori, potrà quindi essere confermata o smentita solo dall’ungherese non appena si saranno concluse le pratiche per l’estradizione. Nel frattempo gli inquirenti stanno cercando di notificargli tramite rogatoria il conferimento dell’incarico dell’autopsia, in modo da anticipare i tempi delle analisi medico legali sui resti di Pigi.

Accelerando gli adempimenti si potrebbe quindi permettere alla famiglia Tartari di dare l’ultimo saluto proprio caro, vittima di una barbarie indicibile. Legata a doppio filo all’arrivo del ‘capo’ in città è anche la richiesta di Ruzena Sivakowa (per tutti Rosy), la badante dei vicini di Tartari, la quale ha chiesto di poter incontrare il figlio Patrik in carcere. Un incontro che potrà avvenire (ricordiamo che il giovane slovacco è in cella d’isolamento) solo dopo che gli inquirenti avranno sentito il 51enne ungherese. Dopo diverse settimane sul filo del rasoio, la posizione di Rosy si va via via sempre più chiarificando. A suo carico non sarebbe finora emerso nulla di concreto, mentre determinante è stato il suo ruolo nel guidare gli uomini dell’Interpol verso il covo in cui si nascondeva il terzo membro della banda.