Parla il fratello: ''Ora possiamo arrivare alla verità''

Willy, la pista dell'omicidio a sfondo sessuale. Spunta un testimone

Ferrara, 23 ottobre 2014 - «VOGLIO andare fino in fondo per ridare giustizia a mio fratello e alla mia famiglia». Quasi trema al telefono per l’emozione Luca Branchi. «Tutte queste ultime novità mi hanno preso alla sprovvista. Non mi aspettavo che persone come Davide (Tuzzi, ndr), che nemmeno conosco, si avvicinassero per arrivare alla verità».

Ha già parlato con sua mamma?

«Non ancora, è anziana e ho paura che si emozioni troppo. Sto facendo tutto per mio padre, che non c’è più, e per lei che, ancora oggi, parla di Willy come se fosse ancora qui».

E la comunità di Goro?

«Mi è sempre stata accanto e ora è in fermento, tantissime persone mi chiamano, ne parlano, aspettano belle notizie. Ma soprattutto dicono una cosa: era ora dopo 26 anni. Quello che è successo è un fatto troppo grande per il nostro paese».

Come era Willy?

«Un ragazzo d’oro che amava stare in mezzo alla gente. Non aveva fardelli, era tranquillo. Dopo anni, ho trovato suoi coetanei di Comacchio che fecero la visita militare insieme e mi hanno ricordato i bei momenti di divertimento con lui. Era un puro, se combinava guai me lo diceva, non aveva nulla da nascondere. Tutto il paese si è sempre chiesto perché Willy, cosa mai avesse fatto. Era molto ingenuo, non sapeva dove era il pericolo».

Ed era amico di Forzati...

«Chi aveva il coraggio di andare a sedersi al tavolo del colonnello? Tutti lo temevano, Willy invece no perché per lui andare da Forzati era normale». Riaprire l’inchiesta oggi si può?

«Mio padre è morto chiedendosi perché gli hanno ucciso il suo Willy e se davvero venisse fuori che l’omicida fosse di Goro, sarebbe ancora più brutto. Ma ora più che mai arrivare alla verità è possibile».