«Dovevano amputare le gambe a mia nonna, ma un medico l’ha salvata»

Il riconoscimento del nipote dell’anziana paziente al dottor Alberto Cataldi, chirurgo vascolare. «Voglio ringraziarlo per l’impegno, il coraggio e l’umanità con cui ha assistito la nonna»

SUCCESSO Da sinistra Valerio Tartari, Alberto Cataldi, Michele Maccapani e Antonio Di Giorgio

SUCCESSO Da sinistra Valerio Tartari, Alberto Cataldi, Michele Maccapani e Antonio Di Giorgio

Lagosanto, 4 marzo 2016 – «Ringrazio il dottor Alberto Cataldi per la grande professionalità con cui ha affrontato e risolto il mio problema, e per avermi sostenuto nei momenti difficili con umiltà e sensibilità».

Parole belle, che toccano il cuore, scolpite su una targhetta d’argento, che sintetizzano un caso di buona sanità avvenuto all’ospedale del Delta.

Le firme sono quelle della famiglia di Michele Maccapani di Tresigallo, e della propria nonna Mirella Sangiorgi, 85 anni, affetta da una grave arteriopatia, diabetica.

Alberto Cataldi ha seguito il caso di Mirella con professionalità e caparbietà scientifica, riuscendo ad evitare l’amputazione delle gambe.

Per questo ieri la famiglia Maccapani, in direzione sanitaria, la mostrato tutta la propria gratitudine al medico consegnandogli la targa ricordo, davanti al direttore sanitario Antonio Di Giorgio, che si è congratulato col medico. «La situazione della nonna – confida Maccapani – era molto grave e ha rischiato l’amputazione: un evento dolorosissimo che non avrei potuto sopportare. Ma grazie all’impegno, al coraggio, al sostegno e all’umanità del dottor Cataldi, che non ci ha mai abbandonati, la nonna è guarita. È stato un vero angelo custode per la nostra famiglia».

Palpabile l’emozione di Alberto Cataldi, persona riservata, con un cuore grande così.

Considerato, al reparto di Chirurgia del Delta «un punto di riferimento per queste patologie». Così lo ha descritto il primario di chirurgia, Valerio Tartari, che ha elogiato il collega per l’impegno, ricordando che per la professione occorrono anche i valori.

«Non mi aspettavo tanta attenzione e ringrazio tutti – dice Cataldi – noi medici siamo abituati ogni giorno ad affrontare casi difficili, oltre all’approfondimento scientifico chiedo sempre pareri ai colleghi di altri ospedali».

Già, e ciò che fa la differenza è anche avere, appunto, una spiccata sensibilità umana.

Nicola Bigoni