Ferrara, 24 dicembre 2012 - Cristo è la nostra pace. L’uomo e la società sono avviliti dalla mancanza di pace, anzi, l’avvilimento più grande è che ormai l’uomo di oggi pensa che la pace sia impossibile. L’assenza di pace fa dilagare la violenza: «Allarmano i focolai di tensione e di contrapposizione causati da crescenti diseguaglianze tra ricchi e poveri, dal prevalere di una mentalità egoistica e individualistica» (Benedetto XVI, Beati gli operatori di pace, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2013).


La violenza dilaga in modo incoercibile: nelle famiglie, fra le generazioni, nella società. È una violenza a cui ci stiamo meschinamente abituando. La sequenza quasi interminabile degli omicidi-suicidi, le manipolazioni sulla vita, l’abuso indiscriminato e diffuso nei confronti di bambini e adolescenti e le varie forme di violenza etnica. Il mondo rischia di vivere e di morire disperato. Se la pace è impossibile, la violenza è intollerabile: e giorno dopo giorno l’uomo muore, nella sua umanità.


Ma proprio per questo viviamo con gioia il Natale, noi, figli di Dio e fratelli di Gesù Cristo.
Perché è Cristo la nostra pace, e la Chiesa Lo saluta e Lo riconosce oggi con l’antico e attualissimo nome: Principe della pace. È dalla sua vita che ci viene donata la pace: cioè la riconciliazione dell’uomo con se stesso e con gli altri uomini, la benevolenza verso la realtà, la società, la storia. La pace è la presenza di Cristo che si offre alla nostra libertà, e oggi noi siamo chiamati a rispondere e a collaborare. Così, nel Natale, Cristo sollecita la nostra responsabilità: la pace diventa dono e collaborazione.


Fratelli, mettiamoci allora decisamente sulla strada della costruzione della pace: non ci sarà mai pace se non nella difesa e nella promozione della sacralità della vita umana; nella difesa della famiglia; non ci sarà pace senza la ricerca e la promozione del lavoro, senza l’impegno a creare una società più giusta. La pace è il cambiamento della vita e della storia operato dalla presenza di Cristo, in noi e fra di noi. Così, pur in tutte le difficoltà e incertezze, nei limiti quotidiani e negli errori, nelle luci e nelle oscurità della nostra coscienza si afferma positivamente il cammino con Cristo verso Dio. E questa è la nostra letizia. Come ci ricorda il salmista: «Il mio cuore è lieto perché Dio vive».


Mons. Luigi Negri, Vescovo di Ferrara