Ferrara, 29 aprile 2013 - DOVEVA diventare ministro già nell’ottobre 1998, Dario Franceschini. Ma a soffiargli il posto fu proprio... Enrico Letta. Il neo titolare dei Rapporti col Parlamento (ieri il giuramento nelle mani di Napolitano) era stato designato dall’allora Margherita per la delega degli Affari Comunitari. Peccato che Franceschini non conoscesse a sufficienza l’inglese, il che avrebbe esposto il premier D’Alema a possibili imbarazzi.

Ecco pronto, all’ultimo minuto, Enrico Letta: look british, inglese inappuntabile. «Peccato che Letta non avesse il vestito per il giuramento, che Dario invece aveva già comprato. Ed allora, visto che sono amici da ragazzi, ha prestato l’abito a Letta per la cerimonia...». A rivelare il gustoso aneddoto, di cui solo i due esponenti del Pd sono a conoscenza, è Gardenia Gardini, mamma di Dario Franceschini: «Sono un po’ contraria a questo suo incarico, gliel’ho detto ma so che in me parla la madre preoccupata per le fatiche ed i sacrifici del figlio — racconta —; c’è un clima pesante, di cui anche ieri abbiamo visto una prova terribile, e sulla ‘rete’ leggo cose indicibili anche nei confronti di Dario. Mi ha spiegato che in questa situazione a Letta non poteva dire di no, che doveva assumersi anche questa ulteriore responsabilità». Almeno su un punto mamma Gardenia si sente rassicurata: «Stavolta ciascuno aveva il proprio vestito...».
 

SFOGLIANDO l’album di famiglia, emergono tante curiosità: «Suo padre Giorgio, avvocato e parlamentare negli anni ’50, avrebbe voluto che non seguisse la carriera legale né tanto meno che si mettesse in politica — sorride Gardenia —; anche Dario per se stesso immaginava forse una vita diversa. Quando ha scritto il suo primo romanzo (Nelle vene quell’acqua d’argento, ndr), mi ha detto: ‘diventerò famoso come Fabio Volo e Fabrizio Moccia e mollerò finalmente la politica’. Il libro è andato solo benino, purtroppo...». Condannato dunque a diventare ministro, sia pure con 15 anni di ritardo; senza avere nel frattempo imparato l’inglese come l’amico Enrico Letta. L’unico cambiamento («oltre ai tanti sacrifici della vita privata», dice Gardenia), la barba che sfoggia da alcuni mesi: «Non la sopporto — saluta la mamma —, se fosse solo per quello gli voterei la sfiducia!».

Stefano Lolli