Argenta (Ferrara), 18 maggio 2013 - E’ UNO DEI primi interrogatori della nuova inchiesta sulla morte di Denis Bergamini, ucciso il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico, in Calabria. E il magistrato inquirente Maria Grazia Anastasia, ha voluto condurlo personalmente, affrontando un lungo viaggio da Castrovillari a Torino insieme ai carabinieri. Lì, nel capoluogo piemontese vive l’anziana zia di Isabella Internò, l’ex fidanzata di Bergamini raggiunta da un avviso di garanzia per il concorso in omicidio volontario di Denis. Il pm ha voluto ripercorrere insieme alla sorella della madre di Isabella, un episodio determinante nella ricostruzione dei rapporti tra Isabella e Denis: l’interruzione di gravidanza che la ragazza affrontò nel 1987. Insieme alle dichiarazioni dell’anziana zia (come scrive La Gazzetta del Sud, edizione di Cosenza), il magistrato ha fatto acquisire documentazione mediche, sempre relative alla gravidanza di Isabella, in una clinica di Cosenza.

LA ZIA Gliel’aveva confidato proprio Isabella, di essere incinta. Un figlio di Denis, che era disposto a riconoscerlo, ma non a sposarla. Allora Isabella era una ragazzina, poco più che adolescente. Era nei guai e non sapeva che cosa fare. La zia, che sull’argomento avrà uno scambio di vedute anche con Donata, sorella di Bergamini, si era convinta che la cosa migliore fosse interrompere la gravidanza. E così avvenne. A Londra però, nonostante l’aborto fosse legale da una decina d’anni in Italia. Londra era abbastanza lontana dalla Calabria — si ragiona sempre per ipotesi — da lasciare all’oscuro il contesto familiare di Isabella che non doveva sapere della gravidanza; sarebbe stato uno scandalo, un guaio, un disonore riparabile soltanto con un matrimonio, impossibile però da celebrare. Insomma, un dramma, che potrebbe avere condizionato tutti i successivi rapporti, burrascosi e altalenanti tra il calciatore e Isabella. Fino alla morte di Denis.

DOSSIER Dentro al cosiddetto memoriale dell’avvocato Eugenio Gallerani c’è tutto, c’è la ricostruzione di fatti e la loro collocazione temporale. Materiale così convincente da avere persuaso il capo della procura, Franco Giacomoantonio, a riaprire il caso dopo 24 anni.

ISABELLA Lei, Isabella Internò, oggi ha 43 anni, un marito poliziotto e due figlie con cui vive a Rende. E’ una donna tallonata dal suo destino. La famiglia la protegge, la sorella filtra le telefonate, il marito anche, ma non rifiuta il confronto. Ha già avuto uno sfogo istintivo con il Quotidiano di Calabria, oggi si morde le labbra per non parlare «prima di avere sentito il mio avvocato, in serata». Parla in fretta come chi ha troppo da dire e non può farlo. Ma assicura che: «E’ mio dovere difendermi — confida — dire le mie cose, giornalisticamente mi hanno distrutta e quindi voglio dire la mia. Di tutto e di più. E’ giusto farlo e lo farò». Intanto i carabinieri hanno già calendarizzato una serie di interrogatori di persone, parenti della Internò, che al più tardi lunedì verranno convocate in procura.

Caterina Veronesi