Milano, 18 luglio 2010. DONAZIONI di sangue a rischio, e in un periodo, l’estate, in cui già scarseggiano. Colpevoli le fastidiosissime zanzare. È arrivato infatti in questi giorni a molti donatori di sangue italiani un avviso che prospetta una sospensione di 28 giorni nel caso in cui abbiano soggiornato, anche una sola notte, nelle province di Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Mantova, Rovigo e Venezia. Potrebbero infatti aver contratto il West Nile virus, il virus del Nilo, che in alcuni casi (pochissimi per fortuna, può non limitarsi a provocare una banale influenza ma una pericolosa meningoencefalite, anche mortale. Il direttore del Centro nazionale sangue Giuliano Grazzini ci spiega cosa succede.

Dottor Grazzini, c’è allarme?
«Allarme assolutamente no. Il Virus del Nilo occidentale è ormai diventato residente in Italia almeno dal 2008, ma già circolava negli animali dal 1998. Era però una circolazione limitata».

Come si trasmette il virus?
«Soprattutto attraverso i cavalli. Gli uccelli migratori sono i vettori che vengono punti dalle zanzare, le zanzare prendono il virus tramite il sangue, poi pungono gli animali e l’uomo e lo trasmettono a loro volta».

Quanto è alto il rischio di trasmissione del virus nelle donazioni?
«Guardi, si tratta di una malattia di per sé assolutamente tranquilla. Ma sotto l’uno per cento dei casi, se viene punto un soggetto debilitato o immunodepresso anziano, può svilupparsi una gravissima meningoencefalite. Per le donazioni, il problema è che l’80 per cento dei soggetti colpiti non ha sintomi. E purtroppo l’epidemiologia ci dice che sotto un solo caso grave ci sono 150 persone che hanno avuto il virus. Di queste il 20 per cento ha avuto una piccola influenza, e l’80 ha circolato tranquillamente senza nemmeno accorgersi. Di questi, una percentuale che oscilla tra il 5 e l’8 per cento sono donatori, e il loro sangue va a malati che fanno le trasfusioni. Di questi oltre il 60 per cento sono immunodepressi, trapiantati, anziani che hanno subito un intervento al femore, e quindi sono persone che rischiano più di altre di avere la forma grave della malattia».

In Emilia Romagna però la donazione viene fatta lo stesso, senza sospensione, e il sangue viene analizzato.
«Certo, l’Emilia , dove nel 2008 si sono visti i primi casi di meningoencefaliti, ha fatto da caposcuola, e c’è una grande sorveglianza epidemiologica. Quella di far donare lo stesso era una scelta possibile consigliata anche da noi, per evitare di sospendere le donazioni, come prevede il decreto ministeriale, in un periodo critico. Anche il Veneto ha fatto la stessa cosa. Il donatore che ha trascorso almeno una notte nelle zone a rischio, dona il sangue e viene fatto subito il test. In un giorno o due c’è il risultato. In più viene fatta un’attentissima anamnesi. Per fortuna le zone a rischio non sono di altissima concentrazione turistica. Peggio sarebbe stato se il virus fosse nella riviera romagnola, che per fortuna per il momento è una zona tranquilla».

Ma cosa si può fare per queste terribili zanzare?
«Guardi, le zanzare esistono sin dai tempi dei mammuth, parliamo di milioni di anni. E parliamo proprio di zanzare comuni, la culex per intenderci, non la zanzara tigre che punge di giorno. Questo è un fenomeno di globalizzazione. Negli Stati Uniti lo screening su questo virus si fa tutto l’anno».