Ferrara, 10 novembre 2010 - La proposta di Fazio? «Indebolisce il significato e il valore di questa straordinaria scoperta italiana». L’appello era stato firmato anche dalle Iene. Giulio Golia, in un servizio targato 29 settembre in onda su Italia Uno, chiedeva al ministro della salute Ferruccio Fazio, che la sperimentazione del ‘metodo Zamboni’ per la cura della sclerosi multipla procedesse senza ulteriori ritardi. Troppo lunghe le liste d’attesa, troppi gli ammalati che da un giorno all’altro potrebbero ritrovarsi su una sedia a rotelle.

E, ieri, è arrivata anche la presa di posizione dell’associazione dei malati e dei parenti di Ccsvi: l’insufficienza venosa cerebro-spinale cronica, malformazione dei vasi sanguigni che secondo la teoria di Paolo Zamboni potrebbe essere una delle cause dei sintomi della sclerosi multipla.

Non si accontentano delle decisioni del ministro. Anzi. A loro parere Fazio avrebbe ‘snobbato’ lo studio del medico ferrarese. Hanno così deciso di impugnare carta e penna e di scrivere ai piani alti di via Lungotevere Ripa, a Roma, direttamente al ministro. Perché non c’é solo lo studio Fims (Federazione delle società medico scientifiche italiane) sulla Ccsvi, ma «anche quello di Paolo Zamboni dell’università di Ferrara, che si svolge in Emilia Romagna con l’appoggio della Regione». Perché non basta che il trattamento «correttivo endovascolare» possa continuare nei centro accreditati a livello regionale per le patologie vascolari.

Chiedono un incontro urgente. Protestano perché il ministro presenta lo studio sperimentale Fism (diagnostico) che sta per partire, come l’unico, «senza fare cenno alla sperimentazione sia diagnostica che terapeutica che sta per iniziare sotto la direzione di Zamboni, che sarà eseguita secondo i criteri scientifici richiesti internazionalmente, ossia in doppio cieco» e che che valuterà anche l’effetto placebo.

E perché i risultati dello studio emiliano-romagnolo «saranno decisivi non solo per valutare la correlazione tra le due patologie, ma anche se l’angioplastica avrà effetti anche sulla sclerosi multipla». Con forza e disperata determinazione, gli ammalati chiedono che diagnosi e trattamento della Ccsvi non siano accomunate ad altre patologie, ma siano inserite nei Lea (livelli essenziali di assistenza) con la validazione di un codice identificativo che garantisca loro un trattamento adeguato e, nello stesso tempo, sia consentita la tracciabilità dei dati.

La proposta del ministro Fazio non può essere sufficiente. Non per loro. Perché «non riconosce quanto già convalidato dalla comunità scientifica internazionale». E, peggio, «tende a indebolire il significato e il valore di questa straordinaria scoperta italiana».