FERRARA, 28 novembre 2010 — SORRIDE Paolo Zamboni. La sua cura entrerà negli ospedali. Sa di aver vinto la sua prima battaglia. Ma la ‘guerra’ è ancora lunga, il protocollo che ha per le mani è di portata internazionale. Troppe le persone che si aggrappano alla speranza. Il 53enne medico ferrarese, direttore del centro malattie vascolari dell’azienda ospedaliera universitaria Sant’Anna, dopo anni di ricerche — condotte a quattro mani con il dottor Fabrizio Salvi dell’unità di neurologia del Bellaria di Bologna — guarda avanti. La sua sperimentazione, tesa a dimostrare la correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale e la sclerosi multipla, ha ottenuto il via libera del comitato etico dell’ospedale ferrarese.
 

Professor Zamboni, manca soltanto il taglio del nastro.
«Lo scoglio era il via libera del comitato etico: ora è stato superato. Decisione fondamentale perché permette di avviare una sperimentazione in cui il paziente è protetto. Ora sto aspettando solo che la regione Emilia Romagna faccia il suo comunicato».


Si è parlato di 500 ammalati che sperimenteranno la cura.
«Non è corretto. Ancora non lo sappiamo di preciso. Dipende dal numero dei centri vascolari che aderiranno. La speranza è che siano il più possibile e che ci sia una reale riproducibilità del metodo».


La ricerca non si esaurisce?
«Lo studio continua, ci sono ancora tanti aspetti da migliorare. Ora la proposta terapeutica è ancora molto primitiva. Credo che ci vorranno altri 10 anni per svilupparla al meglio. Ma il passo fondamentale è stato fatto perché entri negli ospedali».


Aism si è resa disponibile a finanziare lo studio clinico controllato. Ma attende una richiesta formale
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«Volevo avere per le mani il sì del comitato. Ora la farò. E spero che tengano fede all’impegno preso».


Trentamila persone, su Facebook, aspettano una diagnosi. Parliamo di sogni?
«La sclerosi multipla è una malattia complessa. È difficile pensare che il metodo possa essere applicato a tutti. L’intervento non può rispondere in ogni caso. Ma la speranza è che anche le persone che non possono curarsi usufruiscano del beneficio».


Negli ultimi giorni sono stati espressi parecchi dubbi riguardo la sua cura. Il ministro Fazio entro Natale indirà un tavolo scientifico a cui lei è invitato. Che succede?
«Il tavolo indetto dal ministro mi piace per l’interdisciplinarietà, perché non è composto solo da neurologi. Dimostra apertura».


Serpeggia lo spauracchio di un nuovo caso Di Bella?
«Il mio non assomiglia al caso Di Bella: opero in strutture pubbliche, mi sono affidato a comitati etici, ho fatto pubblicazioni scientifiche».


Qual è il problema allora?
«Avere un background diverso, viene vissuto come un’invasione di campo. Vorrei che mi vedessero come un collaboratore. Non ho conflitti di interesse io, al contrario di molti miei detrattori».


Da dove arriva la sua forza?
«La gente mi ferma per strada. Mi dice: ‘Grazie per avere il coraggio di andare contro’. È la solidarietà delle persone che mi fa andare avanti».


Si faccia un augurio.
«Spero di poter lavorare in modo sereno. Di continuare questa ricerca strattonata e condizionata».