Sei secoli di storia degli ebrei ferraresi

Il libro di Silvio Magrini sarà presentato martedì in sala dell’Arengo

La tragedia dell’Olocausto

La tragedia dell’Olocausto

Ferrara - 16 marzo 2015. IMPORTANTE appuntamento martedì per la comunità ebraica e per l’intera città di Ferrara, che può ricordare una parte sostanziale delle sue origini attuali. Alle ore 17, nella sala dell’Arengo del palazzo Municipale, sarà infatti presentato il volume ‘Storia degli ebrei di Ferrara dalle origini al 1943’, un testo di Silvio Magrini edito da Salomone Belforte. Ad illustrare la preziosa pubblicazione, disponibile alla libreria Sognalibro, saranno Luciano Meir Caro e Andrea Pesaro, rabbino capo e presidente della comunità ebraica di Ferrara. Nel volume, il cui autore è stato a sua volta presidente della comunità ebraica ferrarese dal 1930 fino alla deportazione ad Auschwitz nel 1943, sono contenuti importanti eventi che hanno segnato la storia degli ebrei di Ferrara per sei secoli. Magrini, con un lavoro certosino, raccolse per anni storie e materiali, raccolti in una cospicua serie di foglietti volanti, custoditi in un cassetto. Il nipote di Silvio Magrini è proprio Andrea Pesaro, che quelle pagine ha trovato e ha deciso di pubblicare in un testo che tocca quasi le cinquecento pagine. Dentro c’è la cronaca dettagliata della comunità ebraica di Ferrara, le cui vicende si intersecano con la vita della città, all’interno della quale è stata sempre integrata a pieno titolo. Insomma, siamo di fronte al racconto di tanti spaccati di vita ebraica, che hanno segnato in qualche modo l’esistenza stessa della città. «Si legge non come un libro di storia, bensì come una cronaca, e il lettore viene accompagnato per le strade della città. Così, attraverso vicende e pure pettegolezzi, rimane incuriosito – dice il rabbino Luciano Caro – è uno strumento utile per approfondire le cose. È la storia di una comunità molto piccola, che a poco a poco si è sviluppata e ingrandita, fino a diventare numerosa e prestigiosa. Ritengo il libro un buono spunto per studiare la presenza degli ebrei a Ferrara».

«FINORA, su questi argomenti, c’erano stati soltanto alcuni studi settoriali, mai una visione panoramica. Ecco, questo libro colma la lacuna. La questione importante, dal mio punto di vista, non è tanto quello che si dice, ma il modo con cui le cose vengono presentate e raccontate. E poi c’è una continuità: come Silvio Magrini, anche Andrea Pesaro, oggi, è diventato presidente della comunità ebraica». Secondo il rabbino Caro, una parte molto interessante è quella che riguarda il Novecento. «Nei primi anni del secolo – ricorda – era una comunità piena di fervore, abbondavano gli studi, venivano organizzati convegni su scala nazionale. Oggi abbiamo problemi demografici che ci impediscono buona parte di tutto questo. Mi ha colpito la parte che racconta della grande attività editoriale di Ferrara, un’attività nata tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, proprio a ridosso dell’invenzione dei caratteri mobili per la stampa. Ciò fece storcere il naso a qualcuno, che sosteneva come non fosse opportuno che i testi sacri, fino a quel momento appannaggio di scribi coltissimi, finissero per essere assemblati da una macchina». Un dibattito specchio dei tempi, che rivela la profonda natura dell’ebraismo.

Pier Francesco Giannangeli