Ferrara, 2 ottobre 2011 - «NON FATE conto su di me per riorganizzare il mondo, io non riesco a organizzare neppure la colazione di mia figlia!». Camicia bianca, cappellino di paglia, Lorenzo Cherubini entra nella sala affrescata di palazzo San Crispino. Il festival di Internazionale, ieri, ruotava attorno al suo carisma: la sala della libreria Mel Bookstore era gremita. Presenti intellettuali (Luca Sofri autore del libro «Un grande paese» con la moglie Daria Bignardi), il regista Gipi e politici come Dario Franceschini. Poi tanti giovani, tra cui anche un clan di appassionate fan di Jovanotti («Le Gatte Matte» in t-shirt rosa), e volti dello spettacolo come il comico Gianni Fantoni. In attesa di salire sul palco di piazza Castello per l’attesissimo spettacolo serale legato al concerto di Amadou e Mariam, Jovanotti ha dialogato a ruota libera con Sofri: «Ma non chiedetemi di fare troppi ragionamenti — ha sorriso —, io scrivo canzoni perché quando parlo faccio un casino». Le sue parole, tuttavia, sono parse presto un semplice manifesto per ridare fiducia «ai giovani di questo ‘grande paese’ come scrive Luca, fatto di posti bellissimi come Ferrara — dice il cantante —: sbaglia chi li vede ripiegati e sfiduciati, tra mille difficoltà ce ne sono tantissimi che hanno voglia d’avventura». Già, le difficoltà. Proprio mentre in piazza Municipale, al teatro Comunale ed all’Apollo i saggisti ed i reporter che partecipano al festival riflettono con ragionamenti ponderati, Jovanotti si affida all’istinto: «Dobbiamo fare una battaglia vera per la scuola, è importantissima per il futuro della nostra società. Come la sanità, la comunicazione, l’accesso alle tecnologie». Parole chiave, sentimenti e riferimenti semplici: «Gestire il potere significa gestire la responsabilità, ed essere onesti. Lo dice l’Uomo Ragno...», sottolinea Jovanotti trascinando il pubblico all’applauso.

IL DIALOGO scivola inevitabilmente sulla politica: chi si aspetta una citazione per Berlusconi è deluso, Jovanotti sferza soprattutto il Pd (di cui pure si confida sostenitore). «E’ scandaloso che non appoggi ufficialmente il referendum per cambiare la legge elettorale. E del resto, con quella gente là: D’Alema, Bersani, Rosy Bindi non si va da nessuna parte...». Peccato che qualche minuto prima in sala fosse entrato proprio Dario Franceschini, senza che Lorenzo Cherubini desse segno di una battuta preparata ad arte.

L’AFFOLLATO incontro a Mel Bookstore diventa, presto, un po’ la sintesi dell’intero festival: «Stiamo ragionando, tra mille spunti di sgomento e disperazione, sul fatto che ancora ce la possiamo fare», stuzzica Luca Sofri. Il cui libro, edito da Rizzoli, è idealmente un inno al tricolore: Jovanotti si dichiara «in una fase molto positiva di fronte al mondo: ci sono davvero tante possibilità, sarebbe un peccato non metterci la giusta energia e intelligenza». Lui però resta consapevole del proprio ruolo: «Sono Jovanotti e faccio il dj», ride canticchiando la strofetta di un suo vecchio brano. E’ il tempo dei saluti, che saluti non sono: «Voglio passare a vedere cosa sta succedendo un po’ qui a Internazionale — dice il cantante solcando la calca dei fans in libreria —, e poi mi sa che stasera dovrò fare un po’ di casino sul palco. Quello è il mio posto, lì posso provare a fare le cose per bene. E se ognuno facesse così, la situazione in questa città e nel resto del nostro Paese, e più in giro, sicuramente migliorerebbe».