‘Benvenuto Umano’, stasera debutto al Teatro Comunale

Il Collettivo Cinetico gioca con la tradizione In scena la medicina tradizionale cinese e il suo approccio al corpo

Collettivo Cinetico durante le prove generali prima dello spettacolo

Collettivo Cinetico durante le prove generali prima dello spettacolo

Ferrara, 11 ottobre 2017 - Cosa significa rendere il corpo strumento d’indagine per la vita? Il corpo che si fa immagine, elemento costante, vulnerabile, che ci portiamo dietro per tutta la nostra esistenza e che gioca e si relaziona con la vita stessa, reale o virtuale che sia. Il corpo in relazione ad antichissime tecniche medicinali, quindi culturali, il corpo che si muove nello spazio e nel tempo senza avere la completa gestione del mondo. In questa cornice, Benvenuto umano risuona come un saluto augurale e al contempo uno scherzo del destino, una zona di rischio nella quale si ride e si soffre, dove si è al contempo oracoli e vittime sacrificali di quella cosa chiamata vita, di cui nessuno è profondamente proprietario.

Benvenuto umano è quel tipo di saluto che potrebbe dire un alieno. Oppure, al contrario, un uomo rinascimentale, vitruviano, consapevole di tutti quegli strati che differenziano l’uomo da ogni altro essere vivente sulla Terra. Benvenuto umano è anche il nome scelto per il nuovo spettacolo del Collettivo Cinetico, che debutta al Teatro Comunale stasera alle ore 21, con incontro con la compagnia al termine) e che come spiega la coreografa e direttrice artistica Francesca Pennini «è prima di tutto il nome di un punto tsubo dell’antica medicina tradizionale cinese, situato vicino all’epiglottide. In tutto sono 361 e molti di questi hanno nomi buffi, strani, che abbiamo voluto usare per questo progetto». Un lavoro di ricerca durato due anni, partito dall’interesse del Collettivo (la drammaturgia è di Angelo Pedroni, operatore shiatsu) verso due ambiti a cui sono affezionati da tempo: la medicina tradizionale cinese e il suo approccio al corpo, appunto, e gli affreschi di Palazzo Schifanoia, il loro approccio enigmistico. «Entrambi mondi di una ricchezza incredibile – commenta Francesca Pennini – che avevamo l’ambizione di mettere in relazione tra loro attraverso la danza, per celebrare e ricongiungere elementi tra loro diversissimi».

Parte così un lavoro di ricerca, dove il corpo si offre a una diagnosi, relazionandosi con medicina tradizionale cinese, grafica giapponese, anatomia, astrologia, umanesimo, paganesimo, mondo circense. Sul palco, Francesca Pennini si muoverà e danzerà sempre bendata. «Un misto tra oracolo e vittima sacrificale. Mi piaceva che l’autrice del lavoro fosse in balia del suo spettacolo e lo spettatore l’unico testimone dell’azione. Quindi, in qualche modo, responsabile».