Buffa racconta Ferrara: «Le mostre ai Diamanti, la Spal di Massei e gli amici Ebeling e De Sisti»

Il giornalista e scrittore sabato 3 dicembre sarà al teatro Nuovo per il suo spettacolo sulle Olimpiadi del ’36 «Da voi conservo tanti amici: ricordo il calciatore italo argentino che fece la storia del Rosario Central e John fu mio cliente»

PROTAGONISTA Federico Buffa sarà al Nuovo sabato 3 dicembre

PROTAGONISTA Federico Buffa sarà al Nuovo sabato 3 dicembre

Ferrara, 23 novembre 2016 – Un tuffo nel passato, a quei giochi olimpici di Berlino del 1936, famosi per le vittorie di Jesse Owens sotto gli occhi di un attonito Adolf Hitler. Lo ha fatto, raccontandolo in un tour per l’Italia tra teatri gremiti, Federico Buffa. Personaggio poliedrico, difficile da catalogare alla semplice voce di giornalista e volto noto di Sky, Buffa è anche avvocato, scrittore e narratore di storie che non sono solo sportive, ma che spesso finiscono per fondersi in tanti altri campi. E, particolarità che lo rende unico nel suo genere, tutto raccontato con una prosa e un linguaggio particolare, che danno alle sue storie, reali al 100%, le sembianze di un bellissimo romanzo. Sabato 3 dicembre alle 21 nel suo tour sarà al Teatro Nuovo, un evento da non perdere.

«Ferrara? La conosco bene – racconta Buffa –, ci sono stato più volte a vedere le mostre al palazzo dei Diamanti, e poi nella vostra città ho tanti amici che verrò a salutare, per questo ho deciso di pernottare almeno una notte in città».

Chi sono i suoi amici ferraresi?

«Ho un elenco di persone che devo assolutamente vedere. Mario De Sisti, grande allenatore di basket che conosco da tanti anni come compagno di viaggi e che so che mi aspetta, poi lo scrittore Daniele Vecchi, uno dei miei preferiti e per il quale ho anche curato la prefazione di un suo libro, e naturalmente la giornalista di Sky Federica Lodi, che conosco da anni e con la quale parliamo spesso della vostra città».

Come presenterebbe il suo spettacolo a una persona che non è appassionata di sport per invogliarla a venire?

«Le direi che in questa storia lo sport è solo un pretesto e che si racconta molto altro. Parliamo di ottant’anni fa, di un’epoca particolare e di un’edizione dei Giochi che significò tantissimo. C’è la storia della fiaccola olimpica, nata a Berlino da un’idea del ministro del Reich Goebbels, c’è l’esordio della pallacanestro alle Olimpiadi e la prima medaglia di un’italiana, la bolognese, all’epoca poco più che ventenne, Ondina Valla. Una storia da film la sua, che nessuno ha mai raccontato, ed è un peccato per le giovani generazioni. Se non lo fa il bolognese Pupi Avati, temo non lo farà nessuno».

La gente ricorda quelle Olimpiadi soprattutto per Jesse Owens...

«Un afroamericano che vince quattro ori e non riceve dal presidente del suo Paese nemmeno un telegramma. E poi c’è Sohn Kee-chung, un maratoneta coreano costretto a correre sotto la bandiera giapponese. Per l’Italia poi, col quarto posto nel medagliere, fu la miglior Olimpiade di sempre».

Ha in mente qualche sorpresa per il pubblico ferrarese?

«C’è un frangente di ogni tappa nel quale svelo un particolare nuovo, ma è una sensazione che nasce sul momento: se vedo che il pubblico è curioso, gli dò qualcosa in più».

Il calcio ferrarese vive un Rinascimento grazie alla Spal tornata in serie B...

«E qui la mente torna a Oscar Massei. Ne ho parlato nelle mie puntate su Sky dedicate al calcio argentino parlando del Rosario Central. La sua importanza nel calcio italiano è centrale e lo è stata anche per Fabio Capello. E a proposito di Spal, l’altro giorno con Alex Del Piero parlavo di un vostro grande ex...».

Ovvero?

«Gianfranco Bozzao, che fu uno dei primi allenatori di ‘Pinturicchio’. Mi ha detto che, essendo gracilino da ragazzo, lo faceva giocare da terzino. Pensate, Del Piero da terzino...».

Ferrara è anche terra di basket e di alcuni talenti passati da qui anni fa parla anche nei suoi libri...

«Alludete a Tony Dawson, il gocatore che aveva una gamba più corta di qualche centimetro rispetto all’altra e che era il fratellastro di Jerry Stackhouse? Lo ricordo bene, un talento offensivo raro. E poi avete avuto Grant Gondrezick, uno che senza i problemi di droga non avrebbe mai lasciato l’Nba...».

All’inizio degli anni Novanta ha conosciuto anche John Ebeling, un ferrarese acquisito ormai...

«Certo! Lui è stato mio cliente, perchè io fino al ’92 ho fatto l’avvocato per il procuratore Dario Santrolli. Lo ricordo come un ragazzo d’oro, venni pù volte a Ferrara a incontrarlo e l’ho apprezzato tanto».

Mauro Paterlini