Ferrara, 15 febbraio 2011 - E’ Gian Marco Remondina l’erede di Egidio Notaristefano sulla panchina della Spal.
Il tecnico bresciano debutterà domenica prossima al «Paolo Mazza» nel match contro il Pergocrema. Ha firmato fino al 30 giugno e non porterà con sè collaboratori (in altre esperienze aveva come partner l’ex giocatore del Rimini Tedeschi). Ceramicola però se ne va con Notaristefano, opportunamente ringraziato nel breve comunicato della società. Con Remondina collaborerà ancora Alessandro Lazzarini, alla Spal fin dall’arrivo di Dolcetti.

L’incontro risolutivo si è tenuto ieri pomeriggio a Ferrara, intorno alle 17, presenti soltanto il presidente Butelli, il direttore generale Pozzi e l’allenatore. A spiegare la scelta è proprio Pozzi: «Credo che sia la scelta migliore, anche in prospettiva futura Remondina mi pare l’uomo che se le cose vanno bene, può restare con noi per portare avanti un progetto se ci piaceremo a vicenda. E’ stato lui a volersi legare solo fino al 30 giugno, dice che non gli piace prendere impegni a lunga scadenza».

Che tipo di allenatore è Remondina?
«E’ uno che in pochi anni da professionista ha vinto un campionato di D e uno di C2, e altre due volte ha fatto i playoff. O meglio: a Sassuolo ha fatto quelli per la serie B, mentre a Verona non gli hanno consentito di completare l’opera chiamando Vavassori dopo lo scontro diretto finale che ha promosso il Portogruaro. In B a Piacenza non ha avuto fortuna, ma gli diedero una squadra autarchica ed esageratamente giovane puntando tutto sull’allenatore, e poi per salvarsi dovettero comprare parecchio».

Gli ultimi due anni a Verona?
«Nel primo non aveva una gran squadra, lo ricorderete, e c’era da assorbire lo smacco della retrocessione. Nel secondo si è battuto fino all’ultima partita».

Cosa gli chiedete?
«Di rivitalizzare la squadra, di restituirci una quadratura e di centrare i playoff. Vedo in lui grande entusiasmo oltre all’esperienza che ci ha portati a rivolgerci a questo tecnico. E’ la scelta più cara, tra quelle che avevamo davanti, ma sono convinto che sia la migliore».

Conosce già qualche giocatore dell’attuale gruppo?
«Li conosce quasi tutti, come avversari o in assoluto, ma mi diceva proprio adesso che non ne ha allenato neppure uno in precedenza nelle sue squadre. Non è un tipo di tecnico legato a un modulo in particolare. Difesa a quattro, e per il resto fa la squadra sulla base delle prerogative dei giocatori a disposizione».

Ma di cosa ha bisogno in definitiva questa Spal?
«Solo di essere rimessa in carreggiata. Non servono grandi cose, solo questo. La squadra c’è e deve tornare ad avere fiducia e a fare risultati. I giocatori sono molto disponibili al sacrificio e orgogliosi, e credo che con lui abbiano un’ottima occasione di rimettersi alla prova e ricominciare. Remondina è un ex «medianaccio», uno che correva e faceva legna, e se c’è bisogno è anche un tipo di carattere».

Nato a Rovato, nel Bresciano, il 30 marzo del 1958, Remondina che quindi compie 53 anni tra un mese, fu biondissimo e indomabile cursore della Carrarese di Orrico, e poi di altre squadre, tra cui anche la Reggiana. Esordì come allenatore nella Canzese in serie D, vincendola subito, anche se poi il club non fu in grado di iscriversi alla C2. L’anno dopo rivinse col Sassuolo, dalla C2 alla C1, replicando quasi l’impresa nella stagione successiva, in cui perse la semifinale di playoff per la serie B a vantaggio del Monza di Sonzogni. Così lanciato, Remondina in B ci finì lo stesso a Piacenza, dove però venne esonerato già a ottobre, sostituito da Mario Somma.

Lo chiamò allora il Verona, e all’ombra del Bentegodi allenò per due anni. Nel primo non aveva uno squadrone, nel secondo sì, ma perse la promozione in B dopo essere stato a lungo primo, in favore del Portogruaro. E nei playoff fu accantonato per dare la squadra a Vavassori che perse anche quelli.
Pozzi ha chiesto a Remondina di non parlare ieri, in modo da poterlo presentare con tutti i crismi questa sera in sede alle ore 17.