Ferrara, 3 marzo 2011 - E’ fuori da quell’ultimo pareggio spallino contro la Cremonese, Giacomo Cipriani. Dal 16 gennaio per la precisione. Dopo, le umilianti cinque sconfitte consecutive culminate con il 3-0 di Salerno. La squadra accusa senza ombra di duppio la mancanza del bomber spallino in questo periodo nefasto, ma dopo più di un mese e mezzo ci si interroga pure sulla reale consistenza ed evoluzione di questo infortunio al piede, la famigerata fascite appunto, che inizialmente pareva risolvibile in poche settimane.

 A spiegare meglio le cose è proprio l’attaccante: «Quando mi sono infortunato al piede contro la Cremonese in casa si pensava che il problema fosse una normale fascite, anche perché l’ecografia e la risonanza fatte evidenziavano appunto questa infiammazione e basta. Roba da qualche settimana di solito, tant’è vero che ho provato diverse volte di tornare ad allenarmi. Il problema è che provavo sempre dolore. Il momento era un po’ particolare, per la squadra e l’allenatore, e dato che gli esami dicevano che era soltanto un’infiammazione, a Pagani sono andato in panchina, nel caso ci fosse stato bisogno di entrare. Come poi è stato».

E in quello spezzone le cose come andarono?
«Male, nonostante l’infiltrazione avvertivo lo stesso molto dolore… Quindi si è deciso di fare ulteriori accertamenti che hanno rilevato la presenza di due lesioni sulla fascia plantare che in precedenza gli esami non avevano messo in evidenza. Quando si hanno lesioni bisogna stare completamente fermi per almeno un paio di settimane e si può tornare a giocare circa dopo un mese e mezzo».

Quindi quando tornerà disponibile per giocare?
«I nuovi rilievi risalgono a circa due settimane fa, quindi ne avrò ancora per almeno un mese. Dispiace moltissimo, a me in prima persona perché non giocare per un calciatore è la cosa più brutta, e poi per la squadra perché in un momento del genere dover rimanere fuori e non poter dare il proprio contributo è deprimente».

Da più parti si è puntato l’indice contro la sua presunta “fragilità” fisica...
«Ma non è un discorso reale. Ho avuto questo problema al piede che è una cosa che succede molto spesso a un calciatore ed è vero, sono fermo da un mese, ma erano tre anni che non avevo nulla. Se dovessi infortunarmi per le botte che prendo in campo allora sarei sempre fuori… Sono stato fermo anni e in continuo travaglio ma il problema era stato uno solo, molto grave, ed era il ginocchio. Gli anni che ho fatto a Rimini e Avellino, quando mi sono ripreso, sono sempre stato a disposizione. Se poi non giocavo era per scelta tecnica e non perché fossi infortunato».

Cosa si può dire da fuori dopo cinque sconfitte consecutive?
«Che bisogna guardare le cose con molto realismo. Dobbiamo pensare a giocare partita dopo partita per raggranellare i punti sufficienti alla tranquillità. Questo nell’immediato presente. Poi, quando si avrà acquisito un po’ di serenità attraverso i risultati, se la classifica rimarrà così corta, si potrà anche pensare a qualcos’altro. Ma fare le cose per gradi adesso è obbligatorio, senza se esenza ma. Inutile star qui a nasconderci, ora serve solo fare punti».