Ferrara, 20 marzo 2012 - La Spal sta vivendo la più contorta trattativa di cessione che la sua lunga storia ricordi. Riavvolgendo la bobina - e ancora non è accaduto niente - si segnalano nell’ordine: la parentesi dell’occupazione del Centro di via Copparo da parte di Piero Santarelli, due udienze fallimentari più una terza imminente, e un impegno di Butelli a vendere la Spal a una società costituita il giorno prima, e vuota di capitali, tutti da reperire su piazza. Non sono le vie canoniche per cui passa una cessione. Tutti i precedenti parlano di contatti tra cedenti e acquirenti. Mazzanti era già dentro quando estromise Paolo Mazza con un aumento di capitale. Nicolini acquistò trattando con Mazzanti, Ravani trattando con Nicolini. Donigaglia con Ravani, Pagliuso con Donigaglia: Tomasi ripartì dalla categoria inferiore col lodo Petrucci, Butelli stesso acquistò trattando con Tomasi.
 

La presenza del fotovoltaico e la minaccia del fallimento contribuiscono a rendere... acrobatica e poco decifrabile la tavola attualmente apparecchiata, insieme alla cortina di silenzio disposta da Butelli, a lungo operativo senza raccordo alcuno con le istituzioni della città, e ora almeno in contatto con Nicola Zanardi come emissario del Municipio, oltre che con Arslab. Nel querelare il Carlino, Butelli ricorda come la Spal «appartiene anche alla città di Ferrara». Forse lo si noterà meglio a bocce ferme: ora la sua appartenenza risulta un poco a targhe alterne, a seconda della bisogna, anche se occorre riconoscere al presidente che la fase attuale un coinvolgimento di interlocutori locali lo contempla. Nessuno dei «contemplati» ha però la disponibilità finanziaria all’acquisto, e anche questo procedere per soli intermediari è una stravaganza.
 

Rimane da capire perchè Butelli non sia andato a «vedere» le carte di Pelliccioni, a scoprire se è un bluff o se il sammarinese ha in mano il poker. C’è chi dice per via dell’impegno esclusivo con Arslab. Giustissimo mantenerlo, per carità: un patto è un patto, soprattutto se stipulato dinanzi a un giudice. Ma siccome Arslab va riempita di capitali, e all’appello mancano 3 milioni, perchè non tentare di colmare il gap coinvolgendo quella cordata? Se Pelliccioni millanta, facile scoprirlo. Occorre augurarsi che se altri si presenta, non sia escluso così in fretta.

Quanto a Tomasi, cercato solo nei momenti di super-bisogno e sempre tramite altri dirigenti, proprio le modalità di quei contatti si sono ritorte come boomerang contro la società, sotto forma di indisponibilità del comacchiese a parlare a chi lo ha tenuto a distanza. Butelli dà la sensazione di respingere o non voler avvicinare chi può avere quattrini. Forse ne vuole uscire da solo, col fotovoltaico. Ma non è più attraverso una conduzione a oltranza della società che sembra passare l’uscita a testa alta che il presidente va cercando. Basta frequentare la piazza, i bar e il web per capire che il suo tempo è scaduto, che le ferite inferte alla Spal da questa gestione appaiono difficili da sanare con un ritorno alla normalità, facendo finta che nulla sia accaduto, e che solo una cessione la più rapida e indolore possibile riabiliterà, nei limiti, Butelli presso una tifoseria stremata e agonizzante.