Lo stalker condominiale se la cava con una multa

La procura aveva chiesto nove mesi per i danni all’hotel al terzo piano di palazzo della Ragione. La difesa: "Vittoria, ma andremo avanti"

Una scena di inquietudine (foto di repertorio)

Una scena di inquietudine (foto di repertorio)

Ferrara - 23 giugno 2016. Se l'è cavata con una multa da 500 euro e un alleggerimento dell’accusa Fernando Galletti, noto alle cronache come lo ‘stalker condominiale’ di palazzo della Ragione. Ma ormai quell’appellativo, almeno per il tribunale, non gli si addice più. L’accusa di stalking, formulata dalla procura, è caduta davanti al giudice Luca Marini, che l’ha derubricata a esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Imputazione che ha un peso decisamente diverso rispetto ai ben più gravi atti persecutori. Una scelta che ha suscitato diverse perplessità. L’accusa di stalking, formulata dal pubblico ministero Giuseppe Tittaferrante (che per aveva chiesto una condanna a nove mesi), aveva infatti retto sia davanti al gip Silvia Marini che davanti al tribunale del riesame. I dubbi che verranno sciolti soltanto una volta depositate le motivazioni della sentenza.

Nel frattempo la difesa di Galletti gongola, leggendo il pronunciamento del tribunale come una mezza assoluzione. «Finalmente è stata resa giustizia a un innocente – esulta l’avvocato Ugo Ferroni –. Una persona onesta che ha lavorato per tutta la vita è stata presa di mira come il peggiore dei criminali. A 75 anni e con i suoi problemi di salute si è trovato di punto in bianco sottoposto all’obbligo di firma per una sciocchezza».

Ma per Ferroni non è finita qui. Il legale si prepara ad impugnare la sentenza in Appello. «A nostro parere – spiega – non si tratta nemmeno di un esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Come ogni buon cittadino, Galletti è intervenuto vedendo commettere un atto illecito». Galletti era accusato di una serie di molestie nei confronti dei titolari dell’Hotel della Vittoria, albergo che si trova in corso Porta Reno, al terzo piano di palazzo della Ragione. In particolare, era accusato di aver manomesso le fotocellule della porta a vetri scorrevole che separa gli appartamenti privati del quarto piano dagli spazi dell’hotel. Lo avrebbe fatto spalmando dello smalto per unghie sui sensori o coprendoli con del nastro isolante. Non solo. L’anziano avrebbe scritto con dei pennarelli sullo specchio dell’ascensore condominiale frasi in inglese come ‘attenzione, qui c’è uno stalker’ e avrebbe poi strappato gli avvisi posti all’ingresso del palazzo dai titolare dell’albergo, con le diciture ‘bar aperto’.