Caso Tartari, la badante: "Rovinata da mio figlio, non lo voglio vedere"

Rosy è stata sentita anche lunedì da Procura e polizia. "Quel caffè? Il capo era giù" FOTO Il casolare dove è stato ritrovato il corpo di Tartari VIDEO Il sentiero per arrivare al casolare

Rosy col figlio

PATRIK RUSZO CON SUA MADRE LA BADANTE SLOVACCA.

Ferrara, 29 settembre 2015 - Piange disperata, Rosy. Continua a gridare che delle atrocità commesse dal figlio Patrik Riuszo, e dal resto della banda maledetta, «non ne sapevo nulla». Da sabato, da quando il diciannovenne è finito dietro le sbarre, dopo aver accompagnato gli inquirenti dritti all’inferno, la cinquantenne slovacca è disperata. Licenziata in tronco dalla casa accanto a quella di Pier Luigi Tartari, nella quale lavorava come badante da tre anni, e ora senza più un tetto sotto il quale dormire.

Interrogata. «Mio figlio mi ha rovinata per sempre – dice –, ora chi mi prenderà più a lavorare?». Non chiede di lui, di come sta in carcere, se soffre. Al momento «non lo voglio vedere». Gli inquirenti confermano che la donna non è indagata ma, stando ad indiscrezioni, anche ieri è stata sentita a lungo da procura e polizia. Per quale motivo? Tanti i punti interrogativi che aleggiano attorno alla sua figura, qualche cosa non convince ancora nel racconto sputato fuori con il suo stentatissimo italiano. Servono certezze sul rapporto con il figlio, sugli ultimi contatti avuti con lui e su quel caffè preparato alla banda il giorno prima di entrare in azione: martedì 8 settembre.

Il capo capo in auto. «Sono saliti Patrik e un altro ragazzo (Constanin Fiti, il 22enne romeno arrestato una settimana fa, ndr) – ha raccontato agli inquirenti –, in macchina ad aspettarli c’era una terza persona. Un delinquente e mio figlio lo sapeva». Laggiù, fuori dal cancello, fermo sull’Alfa Romeo tra i civici 185 e 187 di via Ricciarelli, stando al racconto della donna, c’era il ‘capo’ della banda: il 51enne croato, il ricercato, il soggetto pericoloso e sulla cui testa pesa il macigno di un mandato di arresto internazionale. Immobile ad osservare la futura preda: la villetta abitata dal solo Pier Luigi Tartari.

50 euro. «Non volevo che Patrik lo frequentasse – ha ripetuto a polizia e procura –, mi diceva sempre che era pericoloso, ma gli dava 50 euro per commettere illeciti». Furti e rapine, come ha confessato lo stesso Riuszo ieri mattina davanti al gip, il quale non ha mai fatto cenno alla madre se non per l’episodio del caffè del giorno prima. Non aveva soldi in tasca il ragazzo, dormiva in stazione, viveva di espedienti e degli euro che gli girava il ‘capo’. Dalla madre passava abbastanza di frequente ed ogni volta se ne andava con 5 o 10 euro che, secondo Rosy, avrebbe dovuto mandare a casa, in Slovacchia, dalla fidanzata e dal loro bimbo di un anno.

Ultime parole. E quei rumori sentiti da Rosy la sera della rapina? Le ultime parole di Tartari («non ho niente»), uscite come fantasmi dalla parete che divide le due abitazioni? Perché la badante le ha confidate ad una conoscente solamente la sera del giorno dopo? Rosy voleva bene a Patrik, nonostante tutto. Nonostante le sue pericolose frequentazioni, nonostante fosse a conoscenza dei furti commessi dal figlio per sopravvivere. Ora però «mi ha rovinata», da sabato «dormo in macchina» e «non ho più niente». Madre di sei figli, i soldi che incassava dal suo lavoro di badante, ogni mese li spediva in Slovacchia. «Ma quell’uomo (Tartari, ndr) – continua a ripetere come un mantra – in tutti questi anni l’avrò visto due o tre volte. Non lo conoscevo e ora sono disperata». GUARDA IL VIDEO