La comunità islamica di Ferrara: "In chiesa con voi"

Alcuni rappresentanti saranno questa mattina nella chiesa di via Modena. "Vogliamo esprimere la nostra solidarietà ai cristiani"

L’iniziativa davanti alla chiesa di Saint-Etienne -du- Rouvray, vicino a Rouen, dove è stato ucciso padre Hamel (Ansa)

L’iniziativa davanti alla chiesa di Saint-Etienne -du- Rouvray, vicino a Rouen, dove è stato ucciso padre Hamel (Ansa)

Ferrara, 31 luglio 2016 - «Saremo in chiesa con voi». Nella chiesa di via Modena a Mizzana, questa mattina, per la messa, ci sarà anche una rappresentanza della comunità islamica di Ferrara che con slancio ha raccolto l’appello degli imam italiani per esprimere «solidarietà e compassione» ai cristiani e a padre Jacques Hamel, l’anziano parroco massacrato il 26 luglio da due terroristi islamici nella sua chiesa parrocchiale di Saint-Etienne -du- Rouvray, vicino a Rouen. L’ultimo barbaro massacro, in una Francia che aveva appena visto morire tanti suoi figli nell’attacco terroristico di Nizza.

Murshed Osama è il rappresentante delle Comunità islamiche di Ferrara: «Saremo nella chiesa di via Modena, domani, per esprimere la nostra solidarietà contro atti osceni e che vanno contro tutti i valori umani e religiosi». Accanto a Osama ci saranno anche Hassan Samid, il rappresentante dei Giovani Musulmani, e l’imam di Ferrara. Assieme a loro qualche altra persona. «Pensiamo di essere in quattro o cinque e vogliamo rappresentare la comunità islamica di Ferrara – continua Osama – partiremo dal centro islamico di via Traversagno attorno alle 10 e andremo a piedi fino alla chiesa di via Modena. Abbiamo già parlato con il parroco».

Insomma, anche da Ferrara parte la mano tesa a un dialogo di fratellanza spiriturale. Quello che il cardinale Bagnasco ha definito «un chiaro rifiuto del fanatismo che porta al terrorismo e alla barbarie omicida. Un sostegno cruciale che testimonia senza ambiguità che non è in atto una guerra tra religioni».

Di certo un atto concreto, che va oltre le parole pronunciate dopo l’orrore. Una reazione tangibile. Un atto che vuole rappresentare una presa di distanza profonda dal terrorismo. E che magari potrebbe essere il primo passo per tentare, chissà, di isolare i fanatici. Coloro che vogliono dividere, con la paura. «L’importante – hanno detto i vescovi italiani – è che si esca dal silenzio che rischia di essere equivocato».