Martedì 16 Aprile 2024

La denuncia: «Quella tinta dei cinesi mi ha bruciato i capelli»

L'episodio in un salone della città: due indagati per lesioni

Parrucchieri cinesi (immagine d'archivio)

Parrucchieri cinesi (immagine d'archivio)

Ferrara, 30 gennaio 2015 - La tinta ai capelli, l’ultimo giorno del 2013 in un negozio low cost di parrucchieri cinesi, le è costata carissima. Ustioni, riniti, congiuntiviti. Ma ora, per quel maledetto pomeriggio, lei, una donna ferrarese, vuole giustizia. «Sono stata costretta a rasarmi, a farmi visitare fino all’estate – racconta oggi – e a tenere i capelli cortissimi per diversi mesi». In procura c’è un fascicolo aperto per lesioni colpose con indagate due persone: il proprietario cinese del salone di 35 anni e un suo collaboratore italiano di 74 anni il quale applicò la tinta alla signora.

L’ustione. È il 31 dicembre 2013, gli ultimi dettagli per la serata più attesa dell’anno. Immancabile una visitina dalla parrucchiera. La donna si fa convincere da un’amica per un taglio in un salone cinese. «Te li fanno bellissimi, credimi», le dirà. Scelto il negozio, in città, decide di farsi trattamento schiarente, tinta e taglio. Il 31 è pieno di gente. «Mi si avvicina un signore italiano – spiega lei –, mi fa sedere in una stanza e mi applica il prodotto per schiarirmi i capelli, come avevo chiesto». Bastano 10, 15 minuti al massimo per fare effetto ma il liquido viene lasciato molto di più. «Quasi un’ora», sbotta la vittima. «Mi faceva male la testa – continua –, sollecitavo il personale ad intervenire ma tutti era troppo indaffarati». Quando la lozione viene tolta e la testa lavata, ormai è troppo tardi. «I capelli erano duri, quasi di plastica». Gli occhi rossi che bruciano e lacrimano, il naso pulsa. Si decide di intervenire con un taglio netto per limitare il danno. Lei, che quando era entrata aveva un caschetto che le lambiva le spalle, ne uscirà con una rasatura da maschiaccio. «I miei capelli – riprende – erano di 1-2 centimetri al massimo». 

Paga e denuncia. Il proprietario del salone si scusa e chiede di ‘regalargli’ il trattamento ma la donna non accetta, paga e si fa fare la ricevuta. Con l’aiuto del figlio si farà accompagnare d’urgenza al pronto soccorso dove le viene riscontrata l’ustione e, per di più, i sanitari le spiegano che per molte settimane sarebbe stata costretta a rasarsi i capelli per risistemare il danno. «L’unica fortuna – precisa la donna – è che il cuio capelluto non è stato intaccato altrimenti sarebbero stati guai ancora più grossi...». Venti i giorni di prognosi. 

Le lesioni. L’episodio finisce nero su bianco in una dettagliata denuncia ai carabinieri per poi essere inserita in un fascicolo firmato dal pubblico ministero Patrizia Castaldini, aperto con l’ipotesi di lesioni colpose. Negli atti si parla di ustione chimica, provocata dall’utilizzo di un potenziale prodotto non a norma. Due, fino ad oggi, gli indagati.