Ritardi e caos, la beffa va in treno: “Mi sveglio alle 4 per niente”

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Pendolari che salgono su un treno (foto repertorio)

Pendolari che salgono su un treno (foto repertorio)

Portomaggiore (Ferrara), 22 aprile 2015 - In sintesi: «Ci svegliamo alle 4 del mattino per arrivare in ritardo a lavorare. Ma le pare?». La domanda prende il largo dalla sala d’aspetto di Portomaggiore. Lunedì 13 aprile. Una pendolare è in attesa del regionale in partenza alle 9.20 per Bologna. Oggi fa festa, non è la levataccia di sempre. Ha persino tempo per lamentarsi. «Il treno a Molinella si riempie, sembra un carro bestiame. Poi quando arriva a Budrio o a Castenaso si ferma per dare la precedenza. Capita due-tre volte a settimana. Bastano dieci minuti e perdi tutte le coincidenze. E ore di lavoro. Una corsa inutile. Una beffa».

Poi la donna si prepara a partire e si dirige verso il sottopassaggio. Saluta due sorelle di colore con una bambina. Vanno tutti nella stessa direzione, però le altre prendono la scorciatoia e attraversano come niente fosse i binari. Un uomo fa la stessa cosa, «eh eh, sono in ritardo». Tanto la stazione è sguarnita, come si dice. Chi se ne accorge? Quando il regionale 309 di Tper arriva a Bologna le lamentele per il servizio su questo pezzo di ferrovia sono ormai tante. Mariantonietta Persichilli: «Il treno dovrebbe essere più veloce di un’auto ma in macchina arrivi a Bologna prima». Quasi una metropolitana. Due fermate a Budrio, altrettante a Castenaso. E, sul percorso tra Ferrara e Portomaggiore, dove corre – si fa per dire – anche Rfi: «A volte abbiamo locomotrici diesel, un odore che non si respira. Tecnologia vecchia. Allora dico, fammi pagare il biglietto adeguato. Invece no». In effetti, tra il regionale delle 8.17 da Ferrara a Portomaggiore e quello che torna a Bologna diretto alle 9.20 c’è un salto di 40 anni. Nel primo: odore nauseabondo, bagni da museo, con lavandini arrugginiti e sulla porta ancora il cartello «ritirata». Il capotreno scherza, «eh, amiamo il retrò». Non ha tempo di controllare, deve stare in cabina di guida con il macchinista a ripetere i segnali, «questione di sicurezza».

Per i pendolari fa poca differenza sapere che siamo in casa Tper quindi della Regione e non di Rfi. Brahim Nadi, pendolare da Molinella a Pianoro, si lamenta ma poi fa una proposta: «Il treno delle 5,20 da Portomaggiore deve partire prima. Anche venerdì scorso ho perso la coincidenza della Direttissima e sono arrivato a lavorare un’ora dopo».

Già è complicato, la prima volta, capire come arrivare a Portomaggiore da Bologna. Perché la convivenza tra i due padroni vuol dire ad esempio tariffe e biglietti diversi, uno si fa alle macchinette, l’altro si acquista in tabaccheria (e dove c’è scritto?). Così alle 7.13 di lunedì 13 aprile scruti il monitor nell’atrio della stazione ma Portomaggiore non c’è. Per fortuna vedi quella pettorina rassicurante, «assistenza», e chiedi lumi all’addetto di Trenitalia. Lo sguardo rimbalza perplesso: «Esattamente il posto dove si trova...?». Siamo tutti un po’ Toti. Intanto l’altoparlante si raccomanda, «attenti ai borseggiatori, ai venditori abusivi, non comprate biglietti da persone non autorizzate», e questa proprio è criptica, lascia intendere che esista addirittura un ‘bagarinaggio’ dei ticket. Possibile?