Mezzo milione di tasse non versate, commercialista nei guai per truffa

L’accusa: "Si è appropriato di quelle somme". Oltre 50 parti offese

Immagine d'archivio

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Ferrara, 5 febbraio 2016 - Il 'gioco', per l’accusa, era semplice: una volta ricevuti i soldi dai clienti, Riccardo Schincaglia, 48 anni commercialista ferrarese con già gli uffici in piazzetta Schiatti, ne intascava una parte e falsificava le scritture contabili facendole risultare a credito con il fisco. Così, moneta dopo moneta, lui si sarebbe impossessato indebitamente di quasi 500mila euro mentre i suoi clienti hanno cominciato a ricevere cartelle esattoriali da 50, 80, 120mila euro a botta. Ora però, contro Schincaglia ci sono ben 52 parti offese pronte a dare battaglia già dal 24 marzo quando, nell’aula del gup Piera Tassoni, è fissata l’udienza preliminare. «Io non ne sapevo nulla – racconta uno dei presunti gabbati –, di Schincaglia mi fidavo ciecamente. Poi mi sono arrivate una dietro l’altra quelle cartelle di Equitalia e non credevo ai miei occhi...».

I reati. Cinque i capi di imputazione che gli vengono addebitati, a partire dall’appropriazione indebita di 497.800,88 euro. Somme, scrive il pm Nicola Proto nella richiesta di rinvio a giudizio, consegnate dai suoi clienti e «destinate al versamento di contributi, imposte e tasse», ma che allo Stato in realtà non sono mai arrivate. Un’azione aggravata dal «rilevante danno» provocato ai clienti e dall’essersi approfittato del rapporto professionale che aveva con gli stessi. Un esempio: su un importo ricevuto da una società di 51.358 euro, la Finanza ha stabilito che il commercialista ne avrebbe pagati 4.037 (dichiarati con gli F24), con 10.100 euro di compensi riconosciuti per l’attività svolta, mentre 37.220 intascati indebitamente. Nel solo 2008, quest’ultima cifra avrebbe superato quota 155mila euro. Poi la truffa consistita nell’aver presentato i modelli F24 a saldo zero nei quali Schincaglia indicava un’Iva quasi sempre a credito e «della cui inesistenza ne era conoscenza». Questo avrebbe generato un «grave danno all’Erario» il quale «versava 2.041.478 a Inps, Inail ed enti locali». Soldi non dovuti sulla base delle compensazioni false presentate dal commercialista.

Carte nascoste. Ma i guai per lui non sono finiti. Nei capi 3, 4 e 5, Schincaglia è chiamato in causa per aver occultato scritture contabili la cui conservazione era obbligatoria e per dichiarazioni infedeli. Il periodo finito sotto la lente di fiamme gialle e procura va dal 2008 al 2013.