Truffe ai preti, tre i casi nel Ferrarese

"C’è una donazione per lei, ma per sbloccarla deve pagare". Ecco le carte dell’inchiesta

Le truffe sono avvenute nel 2013

Le truffe sono avvenute nel 2013

Ferrara, 13 febbraio 2016 - «Siamo della Cassa di Risparmio di Cento, è stata fatta a suo favore una donazione da 80mila euro». Da un capo del filo c’era un sacerdote di Migliarino dall’altra uno dei membri di quella che la procura di Ravenna (città dalla quale sono partite le indagini) ha definito «un’associazione a delinquere» con lo scopo di raggirare e alleggerire di migliaia di euro religiosi di ogni ordine e grado a cavallo di ben sei province. Dove sta il trucco? È presto detto. Per ottenere il fantomatico finanziamento elargito dal generoso filantropo, la vittima avrebbe dovuto inviare «due vaglia postali da 2.500 e 1.500 euro» per presunti «oneri notarili». Destinatario dei bonifici avrebbe dovuto essere il secondo membro del gruppo il quale a sua volta, secondo la ricostruzione del pubblico ministero della città romagnola Angela Scorza, li avrebbe ‘girati’ al terzo. Quest’ultimo, dopo aver trattenuto la sua percentuale, avrebbe chiuso il cerchio facendo avere il rimanente al ‘telefonista’.

Una recita perfetta e che si è ripetuta con lo stesso canovaccio per ben quindici volte. Fino a quando gli inquirenti non hanno aperto uno strappo nel ‘cielo di carta’ di questo teatrino indagando i presunti responsabili, tre ferraresi di 44, 45 e 46 anni. Per loro giovedì mattina si è aperta l’udienza preliminare davanti al gup ravennate Antonella Guidomei. Ma il sacerdote di Migliarino non è l’unico ferrarese ad essere caduto nella rete intessuta dal trio.

Stando alle carte della procura ravennate, sono almeno altri due i colpi messi a segno nella nostra provincia. Il secondo caso finito sotto la lente degli inquirenti si è verificato in città nell’aprile del 2013. Il telefono di un parroco squilla. La voce dall’altro capo del filo si spaccia per il parente di un defunto (pare il gruppo raccogliesse informazioni sui don prima di colpire), la famiglia del quale avrebbe lasciato al religioso una donazione da 40mila euro.

Anche in questo caso, il telefonista illustra alla vittima la necessità di versare, sempre tramite vaglia, 2.500 e 1.500 euro per «oneri e diritti notarili». Il sacerdote abbocca e paga, attivando il circolo vizioso che faceva passare il denaro di mano in mano fino a tornare al punto di partenza. L’ultimo caso ferrarese (maggio 2013) è quello messo a segno ai danni di un sacerdote di Vigarano. Questa volta a chiamare il prete è un notaio. Oggetto della telefonata è nuovamente una donazione. Cinquantamila euro, elargiti da «un’anziana signora deceduta» un mese prima. Stavolta però per la riscossione del denaro sono necessari «due vaglia da 2.500 euro ciascuno». A far calare il sipario su una recita che si stava dimostrando fin troppo remunerativa è stato un prelato ravennate che con una segnalazione ai carabinieri ha fatto togliere per sempre lo ‘spettacolo’ dal cartellone.