Sculture distrutte sulla spiaggia, marcia di solidarietà con l’artista

Decine di persone nel luogo dove Enrico Menegatti aveva costruito il suo museo all’aperto con i legni consumati dal mare e dove è stato trovato il cuore di un animale trafitto da chiodi

Il gruppo degli organizzatori durante la marcia sulla spiaggia libera del Lido di Volano

Il gruppo degli organizzatori durante la marcia sulla spiaggia libera del Lido di Volano

Comacchio, 7 febbraio 2016 – Arrivano alla spicciolata, bagnini, amici di Lido Volano, amanti della natura, padroni e cani che si sono dati appuntamento ieri sulla spiaggia, ai piedi del pontile, da dove è partita la marcia di solidarietà per lo scultore Enrico Menegatti.

Paola Pegoraro, operatrice di comunità, che ha promosso l’iniziativa attraverso la pagina Facebook ‘Volano marittima’, si è trasformata per l’occasione in una donna sandwich.

Sul petto e sulla schiena porta le scritte ‘‘Volano rivuole il suo museo…e guai a chi lo tocca’’, “Enrico siamo tutti con te”.

«Dopo quanto è successo mi è sembrato un gesto importante per fare sentire il nostro affetto a Enrico, che ci ha regalato un bellissimo museo all’aria aperta – dice –; l’orrore di quel cuore trafitto insieme all’ennesima distruzione delle sculture mi ha spinto a pubblicare il post per promuovere la passeggiata. Si tratta di una prima iniziativa, perché non appena le statue torneranno al loro posto ne faremo una seconda. Non l’avranno mai vinta».

Sorride sul filo dell’emozione Enrico Menegatti, sulla spiaggia assieme al fratello Andrea e alla moglie Sabina Zanardi, vice sindaco di Codigoro.

«Mi hanno fatto la fattura? Non gliela pago – scherza –, a parte la battuta, sono davvero felice di vedere intorno tanto affetto. Dopo il primo attimo di sorpresa e dispiacere ho deciso di tornare all’opera, in fondo le statue di legno sono già state distrutte sei volte, si possono rifare. Non ci arrenderemo mai. Mio fratello e io torneremo qui e rimetteremo in piedi il museo come abbiamo sempre fatto, quando si tratta di creare qualcosa, lui è il mio miglior consigliere».

Qualche idea sull’accaduto. Magia? Intimidazioni? Balordi? «Nessuna ipotesi precisa – dice la Zanardi – certo non è stato piacevole, però abbiamo subito deciso di ricominciare».

Tra le palizzate che arginano le onde ci sono i cartelli con i nomi delle opere distrutte. «Ho dipinto io i cartelli – dice Menegatti – giusto per ricordare quel vuoto lasciato da chissà chi. L’idea di costruire queste sculture mi è venuta per dare un aspetto diverso a una passeggiata che facevo d’abitudine, non pensavo di trovare tanti estimatori, soprattutto nei bambini che amano soprattutto Dino».

Il dinosauro, o meglio il brontosauro, non c’è più, in realtà non c’è più nulla fatta eccezione per il Cristo, sopravissuto alla barbarie e netta contrapposizione con il ‘maleficio’ inchiodato a un frammento di scultura di Menegatti, che per plasmare i suoi animali usa i legni levigati dall’acqua e arenati sulla spiaggia.

«Cose da Medioevo – continua la Pegoraro – mi auguro che questa nostra manifestazione possa scoraggiare altri atti vandalici e compromettere la pace di un luogo tanto bello che andrebbe maggiormente controllato». Un luogo isolato, soprattutto d’inverno, una terra per pochi. Tra le voci che circolano sulla vicenda c’è quella sui bracconieri, che non amano l’andirivieni di pedoni, curiosi, ciclisti e cani. Per i cacciatori di frodo, e forse non sono i soli, il via vai di gente in visita al museo open-air più fotografato della riviera, è solo un disturbo da togliere di mezzo.