Violentata a 13 anni in macchina. Lui: "Era consenziente". A giudizio

L’uomo l’aveva conosciuta in chat alcuni mesi prima. L’orrore

Minori nel mirino (Businesspress)

Minori nel mirino (Businesspress)

Ferrara, 25 marzo 2015 - L’orrore sarebbe avvenuto nel chiuso di un’auto, lungo uno degli sterminati argini del Grande Fiume. Lui, all’epoca dei fatti, aveva 38 anni, lei appena 13. «Violenza sessuale», chiosa l’accusa. Atto che ha cambiato per sempre la vita della ragazzina e della sua stessa famiglia che da quel giorno vivono nell’incubo. Ieri il gup Monica Bighetti, su richiesta del pubblico ministero Ombretta Volta, ha rinviato a giudizio l’imputato per il reato di violenza sessuale, con l’aggravante dell’età inferiore ai 14 anni della vittima, con prima udienza il 18 giugno.

LA CHAT. L’orrore comincia a materializzarsi nella primavera del 2013. Risale a giugno, infatti, la conoscenza tra i due attraverso una chat. Mano a mano i messaggi inviati alla minorenne sono sempre più spinti fino alla richiesta di scambiarsi foto osè. Così succede. La mossa successiva è la strada di un incontro ma la tredicenne inizialmente tentenna. «Sono in crisi con il mio fidanzato», racconta. L’uomo però trova la soluzione ad ogni cosa: «Ho un’amica psicologa, la puoi conoscere così ti aiuterà». Lei accetta, ma quella donna non ha nemmeno la laurea in psicologia. Qualche giorno dopo lui torna alla carica, cerca di convincerla fino a quando il padre della ragazzina scopre quel lungo scambio di mail. Il genitore non crede ai suoi occhi, sequestra telefonino e computer poi si scaglia contro l’adulto attraverso una lunga lettera dove gli ordina di smettere. Tutto sembra finire in quel momento. Purtroppo non sarà così.

L’INFERNO IN AUTO. Ad ottobre tornano i contatti. Sarà la minore a cercarlo, vuole rimproverarlo per averla ingannata con la storia dell’amica psicologa. Lui le racconta un’altra storia, la corteggia, quasi si scusa per fare ritornare la fiducia. Così sarà. E alla richiesta di un appuntamento, l’uomo questa volta riceverà un sì. «Ti porto a fare un giro in macchina», dice. Il ritrovo è per il pomeriggio del 30 ottobre in pieno centro città, due passi a piedi, un boccone in un noto locale frequentato abitualmente dai ragazzini. Tutto per farla tranquillizzare con un unico obiettivo: avere un rapporto con lei. L’atto sessuale avverrà in macchina, lontano da occhi indiscreti, nascosti tra l’argine e le campagne. Secondo le accuse la giovane vittima prima si sarebbe intimorita poi, di fronte alle minacce, avrebbe ceduto.

LE LACRIME. Al ritorno a casa, in un pianto a dirotto, ha confessato tutto ai genitori. Da lì è partita l’indagine dei carabinieri che ha portato alla denuncia dell’allora trentottenne. La minore è stata sentita a lungo in incidente probatorio, con tutti i crismi di legge; una testimonianza ritenuta più che attendibile dal perito nominato dal tribunale. L’imputato (difeso dagli avvocati Marina Gionchetti e Debora Grigolato) – ieri presente in aula e al quale era già stata rigettata la richiesta di patteggiare – ha sempre cercato di dimostrare che lei era consenziente. Saranno parte civile la sorella e i genitori della vittima attraverso l’avvocato Barbara Grandi.