"Il mio ritratto per la regina Elisabetta in viaggio verso l’Inghilterra"

L'idea del pittore forlivese Amedeo Galeffi: "Ho usato un diadema composto da perle vere"

Il pittore Amedeo Galeffi e il ritratto della regina Elisabetta (foto Frasca)

Il pittore Amedeo Galeffi e il ritratto della regina Elisabetta (foto Frasca)

Forlì, 15 aprile 2017 - Una foto particolare della Regina d’Inghilterra vista per caso nella biblioteca Malatestiana di Cesena e un’idea un po’ folle, questa la storia di Amedeo Galeffi, ritrattista forlivese. «Ho visto un poster e ho deciso di dipingere la regina Elisabetta – racconta l’artista –. Ci ho impiegato pochi giorni per il ritratto, ci sono voluti invece mesi per il diadema composto da perle vere». Si tratta di un dipinto iperrealista con aggiunta, appunto, di diadema e orecchini veri per donare la tridimensionalità al quadro. Ora quell’opera è pronta per oltrepassare la Manica e giungere nel palazzo reale. «Mentre disegnavo – spiega Amedeo – già pensavo di donarlo alla Regina». E così sarà.

L’opera è partita il 4 aprile e l’artista spera in un riscontro positivo. Nel ritratto la Regina è rappresentata con gli occhi chiusi, «una posa particolare – spiega l’artista – fuori dai rigidi schemi in un cui sono rappresentati solitamente i personaggi di questo calibro. Sembra che stia pensando». Per il forlivese è una sfida con se stesso: «Mi ha incoraggiato la mia compagna Stefania e mi hanno aiutato Mariarosa Giunchi e Sandra Zagati per la stesura della lettera che accompagnerà l’opera».

Amedeo Galeffi, nato a Como 60 anni fa, è figlio di romagnoli e vive da molti anni a Forlì. Dipinge da sempre: «Sono nato con questo dono, sono un autodidatta». Prima una carriera nell’alta moda come disegnatore tessile, poi è sopraggiunta la passione per l’arte: «Purtroppo non è diventato il mio lavoro – spiega il ritrattista – non c’è molto spazio nell’arte, è un mondo chiuso». Tra i suoi soggetti preferiti animali e personaggi noti ma con un tocco di realismo: «Amo aggiungere particolari che si possano toccare, voglio che i miei quadri diano l’impressione della tridimensionalità».