{{IMG_SX}}Forlì, 23 ottobre 2008 - Nel braccio femminile si sta in bikini, d’estate. E lui lo sa. Che faranno adesso le detenute? Leggono? Guardano la tivù? Parlano tra loro mitigando la calura estiva coi ventagli dilatati sulla pelle madida? La sera del 31 luglio del 2005 un agente penitenziario del carcere della Rocca è tiranneggiato dal caldo e da certi ghiribizzi. Lui quella sera è il più alto in grado. In frigo c’è della coca-cola. Da qualche parte c’è un’oncia di wiskhy. Ecco, wiskhy e coca, cocktail anni Settanta, è l’ideale per riassaporare le sapidità della freschezza. E poi si va giù, nel braccio femminile. Dove le detenute sfoggiano i bikini. Si festeggia?

 

Violenza sessuale: questa l’accusa di cui deve rispondere un sottufficiale della polizia penitenziaria ora in servizio nel carcere di Ravenna: è stato trasferito dopo la denuncia (a Ravenna non c’è il braccio femminile), partita dopo quella notte di tormenti. Ieri in aula è partito il processo: l’imputato, 50enne, difeso da Pier Paolo Benini, nega il quadro dipinto dalla Procura (pm Marco Forte). Secondo i riscontri raccolti dal sostituto commissario Claudio Di Marco, l’agente, attraverso i cancelli a grata, avrebbe palpato i seni ad alcune detenute in cella. Non solo. A un certo punto una detenuta, al rientro da un permesso, sarebbe stata perquisita proprio dall’uomo (il regolamento vieta il lavoro dei maschi nel braccio delle donne). Dopo aver sentito un teste, i giudici (Orazio Pescatore, Elisa Mariani e Mirko Margiocco) hanno rinviato la partita a dicembre.