{{IMG_SX}}Forlì, 31 ottobre 2008 - Le imprenditrici forlivesi sono preoccupate. Ma non solo per la crisi, anche per la scuola. “Non vogliamo, come organizzazione di categoria, avventurarci nel burrascoso dibattito sulla presunta riforma della scuola, come donne imprenditrici e lavoratrici autonome siamo, però, preoccupate dal rischio che, per ridurre la spesa, si tenda a intervenire con tagli al tempo pieno della scuola primaria”, spiega in una nota Franca Compostella, presidente di 'Donne Impresa' di Confartigianato Forlì. Rivedere il tempo pieno, aggiunge, “non può essere letto solamente come aspetto didattico-pedagogico, ma anche come problema di ordine sociale, occupazionale e lavorativo”.

 

E se viene a mancare il tempo pieno un problema concreto si porrà anche per le donne dato che, sottolinea Compostella, “è acclarato il fatto che la crescita economica del Paese e del nostro territorio dovrà passare attraverso una maggiore occupazione femminile, oggi molto sotto la media degli altri paesi europei”. Ma se le donne che vogliono mettere su un’impresa devono fare le mamme al pomeriggio perchè sparisce il tempo pieno tutto questo è a rischio. Per questo Compostella chiede invece “sempre maggiore attenzione ai servizi per la prima infanzia, una migliore conciliazione dei tempi di lavoro e di famiglia e un progressivo ampliamento del tempo pieno della scuola primaria”. Già ora le statistiche parlano chiaro: al nord, dove le scuole che praticavano il tempo pieno erano circa il 45%, l’occupazione femminile è al 58%, mentre al sud, dove il tempo pieno è praticato solo dal 7% degli Istituti, il tasso occupazionale scende al 30%, “forse solo le donne che non hanno famiglie in carico”, precisa Compostella.

 

Insomma, “ciò che non deve essere fatto è il ridurre il tempo pieno nella scuola primaria, in termini sia di numero di ore, sia anche, e soprattutto, di qualità; una sua eventuale abolizione determinerebbe, infatti, il ritorno del lavoro di cura unicamente sulle spalle delle donne”, ammonisce Compostella. Per Donne Impresa sarebbe “un passo indietro anche il passare da un’attività scolastica vera e propria a una qualsivoglia forma di doposcuola”. Dunque, conclude Compostella, “ci auguriamo che l’ambiguita’ e la poca chiarezza vengano al più presto risolte perchè il problema non è circoscrivibile solo al mondo della scuola, agli alunni e alle loro madri, ma, coinvolgendo l’occupazione femminile, riguarda, piu’ ampiamente, l’intera società e il suo sviluppo”.