{{IMG_SX}}Bertinoro, 18 maggio 2009 - Terzo giorno di clausura. Nessuna telefonata; nemmeno con la famiglia. Moglie e due figli sono a Napoli. Chiaro che hanno saputo: internet buca i confini. Ma il 60enne direttore didattico dell’istituto comprensivo di Bertinoro — materne, elementari e medie —, da giovedì agli arresti domiciliari per violenza sessuale con l’accusa di aver molestato alcuni alunni della materna, è sereno così. In silenzio. Legge. Medita, chiuso nel suo bilocale in affitto a Fratta Terme.

Legge, medita ed è sereno: "Sono andato a trovarlo anche stamattina — dice il suo legale, l’avvocato Enrico Ranieri —. È tranquillo. E lo sono anch’io. Il professore è una persona perbene, non ha alcun precedente, fa l’insegnante con ottimi risultati da trent’anni e non ha mai ricevuto nessuna segnalazione in merito ad eventuali comportamenti ambigui con gli studenti. È un uomo sposato, ha due figli. Una vita senza ombre: verrà fuori da questa storia pulito com’è sempre stato. E lo dimostreremo — è l’affondo dell’avvocato Ranieri —: l’accusa dice di aver dei filmati? Bene, li visioneremo insieme e alla fine vedremo chi avrà ragione".

Per adesso il preside resta quindi nella sua piccola casa di Fratta, controllato quasi ogni ora dalle forze dell’ordine. Tutto questo fino a martedì: quando cioè il giudice per le indagini preliminari Michele Leoni — lo stesso che ha firmato l’arresto chiesto dal pm Marilù Gattelli — interrogherà l’indagato in tribunale. "Dopo vedremo il da farsi. Per adesso non dico altro" fa il difensore, pronto a chiedere la scarcerazione del suo assistito. Che da sabato mattina non è più formalmente il direttore didattico del plesso di Bertinoro: il provveditore era a Roma, ma da lunedì la nuova preside sarà quasi certamente la professoressa Barbara Casadei. Che tra i suoi primi impegni concreti a capo della scuola sarà la presenza, lunedì sera forse a Fratta Terme (il luogo è ancora da fissare), a un incontro tra il sindaco Nevio Zaccarelli, genitori degli alunni, insegnanti e — dall’altra parte — gli investigatori della squadra mobile di Forlì, che per mesi hanno braccato il preside con microfoni e videocamere spia sparpagliate ovunque: a scuola, in auto, in casa.

"Lo scopo dell’incontro — precisa il sindaco — è quello di tranquillizzare i genitori degli alunni. Nessun bambino ha subito traumi. L’indagine è servita proprio a questo: ad evitare che certi atteggiamenti potessero trascendere". Vedersi però il preside della scuola finire in arresto per pedofilia non è un boccone agile da buttare giù in un paese di poche migliaia di abitanti. Per questo a Bertinoro si respirava sgomento e tensione. I genitori, a gruppi, si sono radunati tra loro sabato sera e venerdì. Per parlarsi. Chiarire i dettagli. Cercare sostegno a vicenda. "È chiaro che lo sconcerto c’è ed è molto forte — sottolinea il sindaco —. Però va rimarcato che grazie all’attenzione e alla professionalità delle insegnanti e degli inquirenti è sempre stata collocata al primo posto la tutela dei bambini. Quello ci premeva. Ed è esattamente ciò che si è verificato".

A proposito di insegnanti: la miccia alle indagini è stata accesa da una maestra-detective: è la stessa che qualche anno fa segnalò alla direzione didattica di Bertinoro certi atteggiamenti ambigui di un giovane insegnante. L’uomo venne trasferito a Forlì. Dove nella primavera del 2004 venne arrestato in flagrante: molestava una bimba di 3 anni. Il maestro è tuttora in cella. Deve scontare nove anni.