Forlì, 10 maggio 2010. «INCIDENTI sulla Statale 67? Mi meraviglia che ne succedano così pochi». Parola di biker. I motociclisti sono lì, al Passo del Muraglione, alle 12.30 di un sabato mattina come tanti altri, ma sono in numero inferiore rispetto alla concentrazione di motori rombanti che puoi trovare lungo la strada quando splende il sole, soprattutto ora che la Bidentina è interrotta e che anche gli appassionati di due ruote dell’altra vallata si riversano qui. «Oggi siamo solo gli ‘irriducibili’ — spiegano —. Tra di noi ci conosciamo tutti». E conoscono la strada, come le loro tasche. Conoscono ogni tornante, ogni singola curva. Sanno dove possono ‘tirare’ e fiutano in anticipo l’ostacolo. Ma a volte sbagliano anche loro, come tutti.

«IL PERICOLO? E’ dato da un insieme di fattori. Noi ci mettiamo del nostro, — riconoscono — perchè quando sei sulla moto capita che spegni l’interruttore». E quando chiedi loro di commentare la morte dei due motociclisti nel weekend del 1° maggio, la parola più invocata è ‘sfortuna’. «Tutte le strade sono pericolose» dicono.

Sarà, ma quando incontri quei mazzi di fiori lungo il ciglio della statale 67 (ne abbiamo contati almeno tre), ti ricordi di quelle vite spezzate in un istante e ti chiedi se non ci sia dietro qualcosa di più del ‘fato’. L’abbiamo percorsa tutta, andata e ritorno, oltrepassando il confine e giungendo sino in Toscana. Le buche ci sono, inutile negarlo. La macchina sobbalza in più punti. Il fattore velocità? Non manca neanche quello. Se rispetti i limiti, vedi le altre auto fremere dallo specchietto retrovisore.

I più indisciplinati si accaniscono sul clacson: ti invitano a tagliare le curve, in barba al codice della strada, come fanno praticamente tutti. Chissà se sono a conoscenza dei controlli straordinari scattati proprio ieri. E i due semafori provvisori in corrispondenza delle frane? Lì scatta il senso unico alternato: al primo incrociamo un ciclista in contromano che non rispetta il rosso, al secondo un’auto arriva a tutta velocità e, quando si accorge dell’interruzione, è costretta a frenare all’improvviso e a fare una piccola retromarcia per non invadere la corsia.

Capitolo ciclisti: ne abbiamo incontrati un centinaio, alcuni si muovono a gruppi da 4-5 e occupano l’intera carreggiata. Difficile lasciarseli alle spalle senza azzardare un sorpasso. E qui si apre l’eterna disputa: «Riconosciamo le nostre colpe — dicono i centauri — ma che dire dei ciclisti? Al sabato sembra il giro d’Italia». I biker puntano il dito anche contro i guard rail: «Sono vecchi. E poi sono tutti a doppia onda anzichè tripla, di modo che, se scivoli, ti ci vai a incastrare dentro. Per non parlare del tratto in cui hanno messo il new jersey. Roba da matti». «Ora puntano tutti il dito contro di noi — concludono prima di rimettersi in sella — ma chi è che muove l’economia di questi paesi nel fine settimana?»