Forli, 30 settembre 2010 - La percorri da una vita e ti sorprende ogni volta. Non avrà le voragini della E-45, ma la Cervese è una grattugia angusta, che dà l’impressione di smottare sul lato destro della carreggiata, verso campi e fossi. La dozzina di km fra la rotonda con via Costanzo II e lo svincolo di Casemurate è un imbuto con poche chance di sosta: niente banchine laterali, i rari ciclisti che la percorrono sono sfiorati dai veicoli.

Venerdì in Provincia si firmerà la convenzione fra i comuni e le province di Forlì e Ravenna per progettare il nuovo tracciato, parte del quale sarà in variante. E’ un passo avanti, ma servono 29 milioni (per ora in cassa non ce n’è neppure la metà) e ci vorrà tempo per trovarli e costruire l’opera.
 

Così ieri abbiamo ripercorso il pezzo forlivese della ‘Strada provinciale n.2 di Cervia’, quasi a passo d’uomo, per esaminarne meglio lo stato. Fra il ponte di Bagnolo e Carpinello inizia l’asfalto corroso, gli avvallamenti si susseguono. Qua e là si intravedono segni di interventi per sistemare il fondo, ma sono toppe ormai lise. L’eccezione sono i 200 metri scorrevoli prima dell’incrocio con via del Cippo, poi si ricomincia a rullare. Subito dopo l’abitato di Carpinello si sta realizzando la rotonda sull’intersezione con le vie del Bosco e Brasini. Costerà 350 mila euro, ci vorranno cinque mesi e migliorerà un punto pericoloso. Ma la Cervese, ovviamente, ha bisogno di ben altro.
 

Il lungo rettilineo verso Pievequinta è stretto e quando due camion si incrociano gli specchietti laterali quasi si toccano. Va persino peggio nel tratto fra Pievequinta e Caserma: curve e dossi, sull’asfalto bucherellato, acuiscono il senso di instabilità. Gli abitanti hanno manifestato i loro disagi numerose volte, per la velocità, il rumore e i rischi che si corrono ogni volta che ci si immette sul tracciato. Non solo: in vari punti, per entrare e uscire nei vialetti delle case si sobbalza su un ‘gradino’ di almeno dieci centimetri.
 

In tanti anni l’unico vero cambiamento c’è stato nel luglio 1997, quando furono abbattuti i pioppi ai margini della strada, dopo una lunga serie di incidenti mortali. Il fatto è che la Cervese è uno stradello di campagna che deve sopportare una mole di veicoli da arteria di grande comunicazione, in particolare d’estate. L’aumento del traffico, di quello pesante soprattutto, ha accresciuto la pericolosità. Rare le strisce pedonali, gli attraversamenti a piedi sono rischiosi. Anche il pezzo verso Casemurate assomiglia a un antico tratturo, su cui però sfrecciano Suv e Tir.