Il problema dei ciclisti indicisplinati a Forlì sta facendo molto discutere. La polizia municipale ha annunciato un giro di vite: ora più controlli su chi va contromano e sui marciapiedi, spazio ad una campagna informativa, agli avvisi. Da settembre stop alle parole e via libera alle multe. Il problema ha due radici. Punto primo: fino ad oggi alcune infrazioni sulle 2 ruote sono state tollerate anche troppo a lungo, si chiudeva un occhio, quando già in certi casi (penso a chi pedala sotto i portici) bisognava invece intervenire.

Punto secondo: Forlì non è stata disegnata a misura di ciclista, un dettaglio che ha istintivamente incoraggiato scorciatoie proibite e comportamenti rischiosi dei ciclisti. Le faccio un esempio che esula dal centro: il progetto del parco fluviale del Montone in teoria permette di pedalare in sicurezza dal parco urbano a Castrocaro. Peccato che per completare il percorso manchino 200 metri. E ora in quei 200 metri devi pedalare in via Firenze, allo scoperto, con le auto che ti sfrecciano a un millimetro.

A me è capitato con mia figlia di 6 anni, al ritorno dalla gita ‘Liberiamo l’aria’. È ovvio che le pedalavo a fianco spaventato com’ero dall’idea che se lei si allargava un po’, un camion la potesse investire. È ovvio che non dovevamo girare fianco a fianco in una strada stretta come quella, ma è altrettanto ovvio che se la conclusione del progetto del parco fluviale non fosse sospesa da anni io e lei avremmo pedalato al sicuro altrove, in fila indiana in una pacifica ciclabile lungo il fiume.