Forlì, 14 settembre 2011 - «NESSUNA LUCE mio duce». E’ la scritta su alcuni grandi manifesti pubblicitari 6 metri per 3, con al centro la testa di un busto di Benito Mussolini, che tappezzano Napoli. La pubblicità lancia due artisti locali, Sebastiano Deva e Walter Picardi e la mostra ‘Campania Senses’, curata da Vittorio Sgarbi e promossa dalla Biennale di Venezia. A Casoria è stata riprodotta la cripta di San Cassiano di Predappio. Lo scopo degli artisti, che si sono mobilitati anche su facebook, è lanciare un messaggio: chiudere il luogo in cui è conservata la salma di Mussolini. Non è la prima volta che se ne parla. Stavolta però la provocazione giunge da una manifestazione artistica importante.

Edda Negri, lei è nata a Forlì 48 anni fa, è sindaco di Gemmano nel Riminese nonché nipote di Benito Mussolini. Qual è il suo primo ricordo a Predappio?
«Ricordo quando da bambina andavo a Carpena dalla nonna. Quando dovevamo fermarci fuori, perché dentro al cimitero avevano buttato una bomba».

La provocazione è ciclica: chiudere la cripta per sempre. Che ne pensa?
«Nessuno è obbligato ad andarci. Detto questo, quando vado a una messa in memoria di mio nonno vedo anch’io atteggiamenti che non mi piacciono».

La cripta deve restare aperta?
«E’ un fatto storico. Mio nonno è esistito. Serve rispetto per i morti, il sangue non ha colore. O meglio: è rosso per tutti. Mi chiedo: di cosa avete paura?».

Provi a rispondersi.
«Non lo so. Delle sue idee, dei suoi valori. Mio nonno ha sbagliato su alcune cose e siamo tutti d’accordo, ma su altri aspetti è stato una figura importante per l’Italia».

‘Mio nonno ha sbagliato e siamo tutti d’accordo’. E’ sicura di questa sua affermazione?
«Beh, la maggior parte la pensa così. Penso alle leggi razziali. Poi ci sono alcuni fanatici».

Sono quelli che non le piacciono quando va al cimitero di San Cassiano?
«Sì, i fanatici non mi piacciono. Spesso, tra l’altro, si riscontra anche una conoscenza storica piuttosto approssimativa. C’è chi urla. Beh, un cimitero non è posto per urlare. Il rispetto dei morti, innanzitutto. So che anche Frassineti, il sindaco di Predappio, la pensa come me. Ma non mi piace nemmeno chi arriva e dice: guarda, quello è l’uomo che ha rovinato l’Italia».

Chi sono i giovani che vanno a Predappio?
«C’è anche chi mi dice: è come se lui fosse mio nonno. Oppure: oggi ci vorrebbe proprio tuo nonno».

E lei cosa risponde?
«Che non so nemmeno io se riuscirebbe a mettere a posto l’Italia, è tutto così diverso. Però non aveva stipendio, e mia nonna andava in giro in autobus, e questo pochi lo sanno».

Perché Mussolini divide ancora?
«Ripeto: non lo so. Servirebbe educare piuttosto che chiudere la tomba. Mi sembra un gesto che accenderebbe l’odio. Un odio cieco e sordo, come quella bomba di tanti anni fa».